Sembra un virus che colpisce solo certi personaggi, indagati dalla magistratura per qualcosa che conduce a probabili malefatte politiche. Si tratta di quel virus che recita: ”A mia insaputa”.

Vi ricordate la storia dell’appartamento dell’ex senatore Scajola con vista sul Colosseo? Bene, durante un suo interrogatorio la magistratura romana gli contestò il suo possesso,  frutto di qualcosa di illegale, un regalo da parte di un costruttore.

In quell’occasione Scajola si difese cadendo dalle nuvole e dichiarando che lui di quella casa non ne sapeva niente perché era stata acquistata a sua insaputa. Adesso, lo stesso virus colpisce personalmente il sindaco di Roma, Virginia Raggi, che durante un interrogatorio durato ben otto ore sulla questione Marra, alla contestazione di una polizza da 30mila euro stipulata dal suo ex capo segreteria Romeo, rispondeva con un “non ne sapevo niente”.

Che la prima cittadina grillina non ne sapesse niente potrebbe essere anche credibile, ma ciò significherebbe che si circonda di personaggi poco affidabili e, visti i rapporti intercorsi con i suoi “amici”, questo appare poco probabile.

Allora, ecco che la Raggi si difende affermando: “Ho risposto a tutte le domande dei magistrati, non conosco l’esistenza di questa polizza stipulata in mio favore e sono sconvolta per ciò, ma mi sento tranquilla”. Questo ha dichiarato alla stampa che l’attendeva all’uscita dal palazzo di giustizia romano.

Intanto, da parte della dirigenza, non una parola viene fuori, non un commento. D’altronde, con l’ultimo diktat emanato dal guru in prectore Beppe Grillo, ogni dichiarazione dei deputati e senatori pentastellati deve passare al vaglio del team della comunicazione, che interpreta le direttive del capo e impone il silenzio a chi non viene delegato a parlare.

Tornando alle questioni romane, non sappiamo come si risolveranno, ma al momento non sembra vadano molto bene. In tutto questo, deontologia grillina vuole che un indagato dovrebbe dimettersi dalle cariche che ricopre, fino a quando non abbia risolto ogni questione. Questo significherebbe perdere Roma, così Beppe Grillo, assieme al suo staff, presupponendo un’eventuale azione penale verso la Raggi, ha pensato bene di depenalizzare dalle regole grilline l’avviso di garanzia, cosa che purtroppo non è stata fatta con il sindaco di Parma Pizzarotti. Ma Roma non è Parma e, perdere la Capitale adesso, in vista di probabili elezioni nazionali, per il movimento significherebbe prendere una batosta micidiale.

                                                                                              Liborio Martorana