In Sardegna vince le elezioni regionali la coalizione di centro destra, una vittoria quasi annunciata che mette dietro di lei una coalizione di centro sinistra la quale pare abbia ricominciato a prendere fiato dopo le mazziate ricevute negli anni appena passati, dovuti ad una politica di partito fatta di litigi e separazioni che di fatto hanno allontanato buona parte degli elettori. Alle spalle di queste due compagini si posiziona lo scheletro dei cinque stelle il quale come è successo in Abruzzo si prende una di quelle batoste che si ricorderà a vita. A spoglio non ancora ultimato sono già cominciate le dichiarazioni ufficiali sia dei vincenti che dei perdenti. Il centrodestra con i suoi migliori leader affermano a vittoria acquisita che la loro “compagine unita può vincere ovunque”. Stessa cosa per il centrosinistra. “Un centrosinistra allargato può competere con chiunque”. Di diverso avviso è invece il movimento cinque stelle, forte del fatto che essendosi presentato da solo rivendica il fatto di avere portato dei consiglieri all’interno del parlamento sardo. In teoria come affermano tutti e tre le formazioni nessuno di loro ha perso, anzi tutti hanno vinto.  Ora a questo punto la presa in giro nei confronti del Paese  si va materializzando sempre più e le esternazioni dei portavoce altro non sono che polpette avvelenate per i futuri elettori. Il linguaggio usato dalla lega e dai cinque stelle hanno mirato alle pance dell’elettorato, alimentando odio e diffidenza verso coloro che non sono sulla stessa lunghezza d’onda. Se nella coalizione che ha vinto le elezioni attualmente non ci sono scazzi, nel centro sinistra, addirittura, si augurano di andare avanti con un allargamento verso altre formazioni. Invece nel movimento cinque stelle i malumori soprattutto dell’ala dissidente si sono già messi in movimento. La senatrice Paola Nugnes con tono deciso dichiara che la leadership di Di Maio va rimessa in discussione e che non accetteranno decisioni calate dall’alto, decisioni che già sono state discusse in un incontro fatto da Grillo, Di Maio e Casaleggio in un hotel di Roma. Quindi ciò che dice la senatrice sembra avere ampi margini di verità. Come dicevo sopra, tutti dichiarano di avere vinto, ben sapendo di non avere avuto questi grandi numeri ma la divisione di un cinquanta per cento degli aventi diritto al voto, mentre l’altro cinquanta per cento che è il vero vincitore se la ride conscio del fatto che loro sono i veri vincitori. Ma il non andare a votare, l’astenersi, non è per niente una cosa buona perché per il solo fatto di non partecipare alla vita sociale e politica della collettività, pone l’individuo ai margini del dibattito politico lasciando ad altri le decisioni sulla vita dei cittadini.  Pensare che il non andare a votare lo esuli da responsabilità è una distorsione intellettuale non di poco conto. Alla fine tutti vincono e nessuno perde.

Liborio Martorana

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