A 48 anni un uomo, affermato professionista e padre di famiglia, torna a casa dal lavoro: prende un treno che, inaspettatamente, lo trasporterà nella sua adolescenza nel paese natale nei panni di sé stesso quattordicenne ma con la mente di sé stesso adulto, di fronte alla famiglia che lo ha cresciuto, nella consapevolezza di conoscere quello che accadrà, nel disperato tentativo di modificare il passato per scoprire infine alcune verità fino ad allora a lui ignote.

Jiro Taniguchi, uno dei più grandi graphic novelist giapponesi, nella sua opera a fumetti “Quartieri lontani”, vero e proprio romanzo di formazione, narra la vicenda, sospesa tra sogno e realtà, di Hiroshi e del suo passaggio travagliato verso la maturità.

Con il suo consueto stile fitto di particolari ma, al contempo, chiarissimo e senza la minima sbavatura, Taniguchi conferma la sua adesione al movimento culturale giapponese che mira a strappare il fumetto al mondo dei manga tradizionali per proiettarlo verso un linguaggio adatto anche a tematiche complesse.

Un racconto delicato e poetico che ci parla, oltre al rapporto genitori – figli, anche di amicizia, amore, rimorsi e introspezione e che, tra l’altro, utilizza un tema, quello della distorsione temporale, largamente consueto nel fumetto occidentale e anche in film come la famosa trilogia di “Ritorno al futuro”.

Da “Quartieri lontani” è stato tratto un film dal regista belga Sam Garbarski col titolo “Quartier lontain” ambientato in un paesino francese.

Fabrizio Vasile

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