Il Bar del Bivio riapre e dà appuntamento alle 10.00 di domani, sabato 8 ottobre, per un caffè condiviso, anche se l’attività non ripartirà proprio in questo fine settimana. Dopo avere trascorso 30 anni della sua vita, 10 dei quali a combattere contro l’usuraio e altri 20 contro il Tribunale, finalmente il Bar del Bivio torna in possesso di Emanuela Alaimo e della sua famiglia, mettendo punto a una fase e cominciandone una nuova di questa lunga e complicata storia, le cui vicissitudini  sono state e continuano a essere rocambolesche.

«Sono caduta nell’usura per un errore del Tribunale – racconta la Alaimo – sol perché mia madre è stata per un errore dichiarata fallita. Non avendo le possibilità economiche che mi consentissero di fare fronte all’immediato bisogno, sono finita nelle mani del solito “amico”, il già noto Francesco Gatto, instaurando con lui un perverso rapporto finito con la denuncia nei suoi confronti».

Ma, diversamente da quel che si potrebbe pensare, la denuncia non segnò la fine di tutto.

«Questa storia mi insegna che la giustizia non esiste – prosegue la presidente del “Coordinamento vittime del racket e dell’usura” -. Pensavo di potere avere modo di rimettermi in sesto quando l’allora Prefetto Lauro, commissario straordinario, decise che la prima applicazione della legge 108 fosse rivolta a me, per riprendermi e darmi modo di rifare il bar. Ringraziai tutti perché mi stavano aiutando a realizzare un sogno, oggi infranto dalle condizioni in cui l’amministratore giudiziario, tale avvocato Di Rosa, me lo ha restituito».

Emanuela Alaimo e Lorenzo Catalano

Emanuela Alaimo e Lorenzo Catalano

A Di Rosa il Bar viene affidato nel luglio del 2014, avendolo lo Stato sequestrato a Marco Arena – che nel 2010 lo aveva preso gestione e lo stava facendo funzionare anche abbastanza bene, – perché ritenuto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo nella disponibilità economica del padre Salvatore Arena, imprenditore si pensa vicino ai boss del clan di Villabate. Di Rosa avrebbe dovuto svolgere le funzioni di amministratore, curando il bene come se fosse proprio, invece tutt’altro. Recenti i due furti che lo hanno depredato di tutto quello che rimaneva.

«Oggi ci ritroviamo a ringraziare lo Stato per averci restituito un rudere – aggiunge Lorenzo Catalano, il figlio -. Si, un rudere, le cui condizioni sono veramente tragiche. Domani vedrete voi stessi e vi renderete conto. È veramente sconfortante».

Emanuela Alaimo voleva solamente potere continuare a portare avanti il sogno che fu prima dei suoi genitori, poi suo e della sua famiglia. Sogno oggi infranto.

Una visita guidata all’interno del locale domattina consentirà a tutti di verificare lo stato in cui oggi versa il Bar del Bivio, nato come chiosco di legno nel quale anche i camionisti e quanti lavoravamo di notte potevano fermarsi a prendere un caffè. Locale storico che, nel2005, ha festeggiato in Camera di Commercio i suoi primi 50 anni di attività.

Domani, insieme a Emanuela Alaimo e alla sua famiglia ci saranno: Rosanna Montalto, vicepresidente della Confcommercio di Palermo; Costantino Garraffa, presidente di “Sos Impresa”; gli avvocati Fausto Maria Amato, Marco Manno, Maria Luisa Martorana e Salvo Catalano. Saranno presenti gli abitanti della borgata e coloro che in questi anni sono stati loro vicini, sostenendoli in ogni momento di questa travagliata e non ancora conclusa vicenda.