I Gilet gialli francesi sono scesi in piazza, obbligando Macron ad elargire reddito, a debito, mentre i nostrani sono andati al Governo e stanno cercando di fare lo stesso. In realtà sia in Italia che in Francia si è mosso il malessere sociale che cova da tempo, anche da prima della crisi del 2008.
Macron ha offerto alla piazza un sostanzioso pacchetto di sostegno ai redditi più bassi, lo ha fatto con un tono che voleva essere alla De Gaulle, ma questo è normale retorica in Francia.
Riuscirà a calmare gli animi? Non lo so, ma credo che ci vorrà del tempo per far rientrare la protesta. Credo che anche in Italia quello che riusciranno ad elargire i grillofascisti, quando arriverà, con i tempi lunghi della nostra burocrazia, non soddisferà le aspettative.
Il fatto è che le ragioni dei gilet gialli non sono soltanto economiche, ma più profonde.
In Francia il salario minimo era di 1285 euro, al netto di imposte e contributi, al mese; le pensioni minime sui 1150, sempre netti, al mese. Gli ammortizzatori sociali molto corposi e diffusi e i servizi pubblici, in primis la sanità e la scuola hanno livelli di efficienza superiori (il sistema sanitario nazionale viene considerato il migliore del Mondo), il 20% delle licenze di costruzione rilasciate sono, per legge, per l’edilizia sovvenzionata, case popolari o convenzionate o con mutui a tasso agevolato. Se si confrontano questi dati con l’Italia quasi non ci crediamo che si lamentino, magari ci fossimo noi a quei livelli.
In realtà tutti facciamo i conti con la nostra situazione attuale confrontandola con quella precedente, è migliorata o peggiorata? In molti paesi la situazione economica delle famiglie è peggiorata dopo la crisi del 2008, alcuni come l’Italia hanno perso produzione industriale in modo sensibile, altri hanno perso livelli di servizi, tutti hanno perso capacità di acquisto, ma quello che è cambiato per tutti è la “qualità della vita”.
In questa situazione, che ormai si protrae da 10 anni due sono le reazioni naturali: cercare di chi è la colpa, trovare una soluzione.
Sul primo punto ognuno si scatena come può, ma alla fine la colpa è sempre del Governo (Piove governo ladro) e sulla soluzione dipende dal livello di preparazione culturale e scolastica delle persone. Più questa è bassa e più si cerca l’uomo solo al comando che risolva il problema, più è di livello e più si immagina un qualcosa di più articolato e ci si rivolge ad un gruppo che impersoni un’ideologia, un modo di approcciare i problemi, diciamo esemplificando un “management”.
Bene i francesi hanno prima provato la Destra repubblicana, poi la Sinistra socialista, poi, visto che rimaneva la destra estremista e razzista che per i francesi, che i principi democratici ce li hanno ben radicati in testa, era troppo, si sono rivolti ad uno non compromesso con i partiti tradizionali, un esponente, almeno cosi lo vedevano, della potente “Amministrazione pubblica”. Un tecnico, che non somiglia ad un tecnico, insomma.
(In Italia abbiamo avuto, da noi si cerca più l’uomo che il partito per le ragioni dette sopra, Berlusconi, Renzi, ora il duo Di Maio, Salvini.)
Il risultato è che hanno fallito tutte e tre le soluzioni, non sono riusciti a far virare verso il bello il barometro della qualità della vita ed il potere di acquisto!
La domanda che ci si deve porre è come mai Destra, Sinistra, Tecnici supportati dalla maggioranza popolare, come Macron alle elezioni politiche, abbiano tutti fallito?
Come mai le ricette possibili abbiano fallito, non è che sono tutti, improvvisamente, dopo anni di formule politiche di crescita, sprofondati nell’incompetenza assoluta?
La risposta è che lo scenario è cambiato e che le strutture, non ideologiche, ma Istituzionali non sono più in grado di modificare l’economia, la cultura, le aspettative delle persone.
I Parlamenti nazionali non possono modificare le variabili economiche internazionali che incidono profondamente nell’economia, lo stesso per quelle ecologiche, climatiche, logistiche, scientifiche, possono solo accodarsi a quello che succede altrove.
La politica per “globalizzarsi” ha solo due strade, l’Imperialismo o il Federalismo. Naturalmente USA, Russia, Cina perseguono la vecchia strada dell’imperialismo, tutti devono fare quello che diciamo noi, se seguono le nostre leggi tutto migliora. Le nazioni europee, che dell’imperialismo sono vissute per secoli, tentano, con scarsa fortuna la via del Federalismo, nel frattempo perdono terreno e si impoveriscono.
La gente è spaesata, viviamo il consumismo che non soltanto ci chiede di dipendere da tutta una serie di beni, la cui indispensabilità è tutta da verificare, ma ci bombarda mediaticamente, senza tregua, per farci sentire non all’altezza, estraniati, di seconda classe se non acquistiamo di tutto. Più che la mancanza dei beni quello che ci fa sentire esclusi socialmente è una sensazione di “povertà” psicologica, emotiva che si carica nel confronto sociale con i “campioni” della nostra epoca e con le loro enormi ricchezze.
Non dico che i francesi (gli italiani, gli spagnoli ecc..) non abbiano problemi economici, ci mancherebbe, ma penso che la sensazione di insicurezza economica sia superiore alla reale situazione se la confrontiamo con i livelli di qualità della vita dei diversi Paesi dell’OECD. Gioca in questo sentimento di paura del futuro l’incapacità delle Istituzioni a trovare una soluzione che riporti quella aria di speranza, di visione nel futuro, di conquiste di nuovi livelli. Il consumismo ha posto, inculcandole nella psiche delle moltitudini, la felicità, la serenità, la sicurezza come raggiungibili attraverso l’acquisto di beni simbolici, mentre una volta i popoli europei hanno assistito alla costruzione della Stato sociale, dove si ottenevano nuovi diritti e nuovi servizi che hanno reso l’Europa il faro del Mondo per lo sviluppo dello Stato Sociale. Nessuna nazione al mondo può equivalere l’Europa per livello di welfare e radicamento dei principi democratici (nella loro applicazione pratica).
Il popolo europeo la qualità della vita la ha vista migliorare per decenni e non si è accorto come il “consumismo” abbia, piano piano, spostato le aspirazioni degli individui dai “diritti” ai “soldi”, la crescita richiesta non verte più sui diritti, ma sul reddito, anzi si è pronti a rinunciare a qualche diritto in cambio di più risorse economiche. Le richieste dei francesi sono tutte economiche dopo dieci anni di stagnazione di fatto.
Più reddito disponibile, questo chiedono i gilet gialli, miglior qualità della vita, si, ma ha costo zero, senza rinunciare ai beni che il consumismo ci impone come indispensabili, anche se non lo sono affatto. Tutti vogliono andare a vivere nella natura incontaminata, ma ci vogliono andare in macchina con l’Hi Phone e con l’aria condizionata, vestiti con i pantaloni firmati.
Il problema, peccato, non è li.
La polarizzazione della ricchezza in poche mani non dipende dalla politica dei singoli Paesi e comunque non sono i Governi nazionali a poterla modificare, per farlo ci sarebbe bisogno di un Governo mondiale con veri poteri da potersi imporre, in modo equo in tutto il Mondo, con autorità e che potesse sanzionare chi non rispetta le sue Leggi. La strada del federalismo sarebbe l’unica e non è un caso se i Paesi Europei, i più avanzati dal punto di vista dello Stato Sociale, l’hanno teorizzata, almeno nei gruppi sociali più responsabili. Un sogno? Forse si, ma non si vede alternativa. Il sovranismo fa ridere, con la Finanza che ha sfruttato al massimo la “globalizzazione”, oggi si possono spostare immense somme di denaro, alla velocità della luce, da un punto all’altro del mondo, senza ostacoli né legislativi, né fiscali, e dalla “Finanza” dipendono tutti, imprenditori ed imprese per primi, Stati sovrani per secondi. Comandano loro, le poche centinaia dei “ricchissimi” e le tre o quattro Banche che ne gestiscono le masse di denaro di loro proprietà.
La politica non c’è, è restata a livello di singola nazione a combattersi tra vicini di casa, una specie di condominio con le sue noiosissime riunioni. Le uniche “associazioni” che cercano di studiare e seguire il problema della modifica delle strutture economiche/finanziarie sono i vari Bilderberg ed affini, gruppi di industriali politici, giornalisti che, dal loro punto di vista, cercano di individuare il modo di convivere con la nuova realtà. E le forze sociali? L’internazionale socialista dove è finita, l’internazionale sindacale dov’è, ne avete sentito parlare? Le rivolte dei gilet gialli e gli squittii dei 5S al massimo si possono confrontare con le rivolte contadine del medioevo dove, alla fine, tutto restava come prima.
L’unica soluzione con qualche possibilità di successo è la costituzione di un’Europa federale, magari tra 5/6 nazioni guida, che possa difendersi dall’imperialismo Americano, Russo, Cinese e preservare la cultura della Democrazia Rappresentativa e dello Stato Sociale vero Patrimonio culturale esclusivo dell’Europa che deve assolutamente essere difeso, anche a costo di sacrifici ideologici!
Antonio Carlucci
(Foto tratte dal web)