Di Giandiego Marigo                                                                                                   16/01/2020

L’ISTAT ci consegna i numeri della verità: 7,4 milioni di famiglie in Italia vivono di pensione, cioè a dire che una famiglia su tre ha, nell’assegno pensionistico, la maggior fonte di reddito.

Questo dato dovrebbe preoccupare, soprattutto in chiave prospettica, visto l’inesorabile e continuo calo dell’emolumento reale e l’allontanamento morganatico dell’età pensionabile. È un dato che ci consegna un’Italia anziana e povera, dove i giovani non costituiscono l’ossatura principale del benessere nazionale.

Gli anziani, quest’ultima generazione peraltro che ancora ha pensioni decenti e dignitose; ridotta a bancomat per la sussistenza di numerosissime famiglie. Si badi questo avviene sia in caso di convivenza che non, lasciando quindi amplissimo spazio a forme, anche gravi, di sfruttamento degli anziani medesimi.

É fondamentale segnalare il fatto che questa sia, quasi certamente, l’ultima generazione che possa contare sui benefici della pensione retributiva, mentre sempre più incombe la realtà di quella unicamente contributiva e quindi molto, molto più ridotta e contenuta.

Oggi i pensionati sono un argine concreto alla povertà dilagante, ma è su questo che uno stato moderno dovrebbe fare affidamento? Il restringimento dello stato sociale, d’altra parte, è operato proprio sui diritti di questa categoria, che è quella che ne soffre maggiormente ed è quindi sullo sfruttamento e graduale abbandono degli anziani che si fonda questo Paese? Davvero?

Il prossimo futuro ci sottoporrà una forbice molto preoccupante e reale , fra gli anziani ricchi (quelli cioè che hanno avuto la possibilità economica di accedere alle soluzioni assicurative private) e quelli poveri che diverranno via via sempre più poveri … ed allora dove finirà questa panacea, questa pezza ricucita sulla realtà di un paese sempre più impoverito? Quale sarà la sorte di una parte consistente e fragile del paese?

Già oggi, in alcuni casi si affaccia questa realtà, con particolare e dolorosa rilevanza per l’anziano povero, ma essa diverrà conclamata ed enorme con il passare del tempo. Mentre l’età pensionabile diviene chimera ed illusione collettiva. La realtà ci consegna un avvicinamento al lavoro precarizzato, saltuario, sempre più ritardato ed una espulsione (non retribuita) sempre pi precoce, soprattutto dalle posizioni di rilievo,(non dalla politica … quella no sempre più geriatrica) oltre ad un oggettivo restringimento del concetto medesimo di Lavoro.

Le soluzioni Finlandese e Spagnole sono la strada più seria e realizzabile? La riduzione dell’orario di lavoro con il mantenimento dell’emolumento economico è una strada che alcuni cominciano a voler percorrere ed è forse una delle poche che possa garantire equità e giustizia e qualche residua possibilità che i giovani divengano protagonisti reali.

Rimane sopra le nostre teste l’Assurdo-Grottesco,di un’età pensionabile sempre più ritardata (solo da noi per altro, perché in altri paesi UE essa è ancora in termini ragionevoli) a fronte di un’entrata sempre più ritardata e di una tempistica di “maturazione del contributo” sempre più prolungata … mentre gli anni reali in cui il mercato reale del lavoro fornisce la possibilità di maturarli diventano sempre meno e sempre più precarizzati e saltuari.

Quale sarà il destino dei fragili? Di quelli che oggi vivono grazie alle pensioni dei  Nonni? Di quelle famiglie che non solo non sono in grado di provvedere ai loro cari anziani, ma che anzi fondano la loro sopravvivenza sul loro sfruttamento?

Queste domande “La Politica” dovrebbe porsele, senza nascondersi dietro a facili ipocrisie, a privilegi sempre più palesi ed a nullismi come il litigio sulla “Prescrizione dei reati che li riguardano”.

Questo studio delle garanzia sociali dovrebbe essere il compito principale della politica, ma oggi lo Stato è sempre più assente … sempre più solleva le mani e come Ponzio Pilato se le lava, cercando di simulare una pulizia che non c’è … in una incapacità di “leggere” il paese reale sempre più preoccupante

 

(fonte immagine: web)