di Turi Rubino

 

Il signor T era stanco.

“La prossima volta che nasco…”, diceva, e si fermava lì.

Sapeva benissimo che non sarebbe rinato, e poi le cose che avrebbe voluto diverse erano talmente tante che alla fine non sarebbe stato più lui ma un altro, o lui in un altro mondo.

La moglie lo chiamò dalla cucina. Era ora di andare a prendere il pane.

Era una brava donna. Forse stanca anche lei, ma non lo dava a vedere. Lei andava avanti: spolverava, sistemava, cucinava e via dicendo, giorno dopo giorno.

Sempre dalla cucina gli gridò: “Il solito!”

Così T. s’infilò il cappotto, prese le chiavi di casa, disse “ciao” e uscì.

Il portinaio, immerso come sempre nelle parole crociate facilitate, lo salutò con un grugnito.

  1. lanciò un’occhiata alla cassetta della posta. Straboccava di offerte imperdibili per detersivi, merendine, materassi, televisori, tutto. Gettò il malloppo di carta nel cestino di fronte al portone.

Piovigginava da un cielo grigio e compatto come un muro.

Una teoria di saracinesche abbassate fiancheggiava il marciapiede. Negozietti che uno alla volta s’erano arresi allo strapotere dei centri commerciali. Resisteva giusto la signora Teresa, la fioraia, sempre inspiegabilmente indaffarata e allegra, l’agenzia di viaggi e in fondo alla strada, appunto, il panificio.

  1. si strinse nel cappotto, negli ultimi mesi gli era diventato largo.

Nella vetrina della Travel dreams tutto il mondo sembrava a portata di mano. Per tre giorni, sette, addirittura quattordici, potevi piombare su una spiaggia tropicale, in mezzo ai fiordi, insomma, dove ti pareva. Poi tornavi a casa.

Al panificio le “rosette” erano state appena sfornate. La ragazza al bancone ne mise due in un sacchetto di carta e glielo allungò con un sorriso.

Adesso T. rincasava. Aveva aperto l’ombrello e il pane gli riscaldava la mano e il fianco su cui l’appoggiava.

Sovrappensiero era giunto quasi al portone quando, all’improvviso, tornò indietro.

 

Quando entrò in cucina la moglie era ai fornelli. Si girò e restò un attimo a guardarlo. Lui era in piedi, ancora col cappotto, il pane in una mano e un mazzolino di anemoni nell’altra.

Quasi imbarazzato, si strinse appena nelle spalle e a lei si aprì un dolce sorriso sulle labbra.

 

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