Resta poco più di un mese per visitare la mostra di ritratti del fotografo colombiano Leo Matiz, scattati all’artista nella sua casa Azul, a Città del Messico.

Il fotografo colombiano ritrae Frida nella quotidianità, nel suo giardino, nei suoi fiori a incorniciare il volto soavissimo. Dominano i colori, l’azzurro, vivaci come le vesti di cui si ornava. È un’epoca, quella dei ritratti, in cui ha superato alcune tappe importanti della sua vita. È un’affermata artista. È economicamente e sentimentalmente autonoma. Affrancata dalla vita sentimentale tempestosa con il marito Riveira. La si coglie questa sicurezza interiore negli scatti, per l’espressione serena e sempre bellissima di tutto il suo essere.

La mostra parte da una biografia raccontata in spezzoni temporali che riassumono le tappe importanti sia pittoriche e di vita fino alla morte. Segue nella stanza successiva una serie di ritratti di Leo in bianco e nero, cui segue una mostra multimediale dei capolavori dell’artista, rappresentati con il modlight, ossia una retroilluminazione omogenea che consente di apprezzare il formato originale, le pennellate e il colore.

Alejandra Matiz, figlia di Leo, ha aperto la mostra raccontando particolari dell’amicizia che li ha legati.
È stata anche sponsorizzata dalle ambasciate colombiana e messicana e dalla Fondazione Leo Matiz di Bogotà, che ha partecipato alla realizzazione della mostra.
Una sezione della mostra è dedicata ai francobolli emessi da varie nazioni per celebrare ricorrenze importanti, una ai ritratti a colori, e infine all’arte di Frida nella moda.

La stilista Gisella Scibona ha così omaggiato l’artista con degli abiti e delle coffe che riproducono dipinti di Frida.
In particolare la riproduzione che l’artista dedica a Lev Troskj, rifugiatosi in Messico e ospite nella sua casa Azul. Il dipinto riconduce all’amore che ispirò in Troskj che l’amò per la forza che sprigionava.

Dentro le sue opere traspare il suo travaglio interiore e la sofferenza derivata dalle limitazioni che l’incidente subito a 16 anni le lasciò in modo permanente. Tramite i suoi autoritratti raccontava la sua sofferenza.

Clotilde Alizzi