18 settembre 1959: Giuseppina Savoca, appena dodicenne, passava per caso in via Messina Marine, nei pressi del quartiere Brancaccio, a Palermo, quando un colpo di pistola la colpì. Tre giorni in ospedale e poi morì a causa di complicazioni legate all’apparato respiratorio.

In realtà, l’obiettivo della sparatoria era un uomo di 51 anni, un pregiudicato titolare di una profumeria di via Maqueda, che fu ucciso, e il nipote di 22 anni che rimase ferito nel corso della sparatoria per la determinazione della supremazia sul mercato immobiliare. Così Giuseppina morì per mano di Cosa Nostra.

Erano questi i tempi della strage di viale Lazio, dell’assalto alla pescheria di via Empedocle Restivo.  La città era bersagliata da eventi criminosi.

Insomma un regolamento di conti tra diverse bande che lottavano appunto per il controllo degli affari immobiliari. Proprio in quel periodo, questi affari, rappresentavano il business dell’economia del capoluogo dell’isola.

Una storia, questa di Giuseppina, come tanti bimbi uccisi dalla mafia. La storia di una vittima che era innocente.

Serena Marotta

 

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