2 giugno 1946: il voto di 24 milioni di italiani e italiane si svolse tra le macerie dei bombardamenti alleati e quelle delle demolizioni dei nazisti in ritirata. Italiani che furono chiamati alle urne per scegliere la forma di governo del Paese dopo la caduta del fascismo: Repubblica o Monarchia. Da allora sono passati 72 anni, oggi è l’anniversario, un giorno di festa nazionale, ma allora l’Italia era appena uscita dalla Seconda guerra mondiale. In un clima non festoso, si svolse appunto il voto e gli italiani scelsero la Repubblica: 12.718.641 voti contro i 10.718.502 della Monarchia.

La festa esiste dal 1948. Per diversi anni infatti per ragioni economiche, fu una festa ‘mobile’, cioè fu fatta ricorrere per la prima domenica di giugno, a partire dal 1977. Infatti, l’anno precedente, nel 1976, fu annullata la parata militare a causa del terremoto del Friuli Venezia Giulia. Solo nel 2000, con il secondo governo Amato, su iniziativa del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, fu ristabilita la data del 2 giugno e le celebrazioni ufficiali.

La festa della Repubblica

Oggi il cerimoniale ufficiale prevede che il presidente della Repubblica deponga una corona d’alloro in onore del Milite ignoto, all’Altare della Patria, a Roma, in piazza Venezia. Mentre nella Capitale lungo i Fori Imperiali si svolge la parata delle forze armate: Esercito italiano, Marina Militare, Aeronautica Militare e Carabinieri, poi Guardia di Finanza, Polizia, Vigili del Fuoco, Guardia Forestale, Croce Rossa Italiana, alcuni corpi della polizia municipale di Roma e la protezione civile.

Un passo indietro. Non tutti gli italiani ebbero l’opportunità di votare nel ’46. Non votarono i militari prigionieri di guerra nei campi alleati e gli internati in Germania che stavano rientrando lentamente in Italia. Non si votò neppure nella provincia di Bolzano (annessa alla Germania dopo la creazione della Repubblica di Salò e alla fine della guerra era stata messa sotto il governo diretto degli Alleati). Neppure a Pola, Fiume e Zara si votò: le tre città italiane prima della guerra, ma che poi sarebbero passate alla Jugoslavia. Esclusa anche Trieste dal voto: sottoposta ad amministrazione internazionale, al centro di un complicato contenzioso diplomatico che si sarebbe risolto soltanto nel 1954, quando appunto la città tornò all’Italia.

Serena Marotta

fonte immagine: web