“500 chicche di riso” è il libro che ho avuto il piacere di leggere in questi giorni.

L’ho aperto subito dopo aver finito un fantasy che mi aveva coinvolta a 360 gradi e che, proprio per questo, aveva fatto si che io non sapessi bene quale romanzo fargli seguire: qualsiasi libro non mi sarebbe sembrato all’altezza.

“500 chicche di riso”, quindi, è arrivato al momento giusto: mi ha permesso di staccare dal libro appena finito e di apprezzare qualcosa di leggere e che potessi leggere così, a tempo perso e tra un servizio e un altro.

Con un insieme di ironia, sarcasmo e battute sottili, Alessandro Pagani (l’autore) riesce nell’intento di distrarti, di allontanarti per pochi brevi minuti dalla realtà esterna per strapparti un sorriso.

L’autore non vuole che tu rimanga per giorni con la testa nel libro ma (a mio modesto parere) aspira a darti un breve momento di pausa da tutto, un luogo in cui rifugiarti per quei brevi momenti di risata.

Se dovessi consigliarlo a qualcuno, lo farei leggere a un gruppo di amici, magari sotto l’ombrellone, col rumore del mare in sottofondo e una sfida: perde il primo che ride.

Insomma, lo consiglierei a chiunque avesse voglia di farsi una risata e di avere una lettura estiva non troppo impegnativa.

Io, nel frattempo, conservo qualche chicca che mi ha fatto ridere particolarmente.

 

“Traduca: mi sono ustionato in quel punto.”

“Bruce Lee.”

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Alessandro Pagani: nato a Firenze, classe 1964, diventa scrittore per diletto, musicista per passione, operatore volontario a sostegno degli animali e impiegato alla Asl.

Simona Contaldi