a cura di Turi Rubino

 

Non avevo mai letto un “libro-inchiesta”. Sono quasi esclusivamente un lettore di narrativa, e proprio da questo mio inevitabile “assetto” mentale ho il piacere di riconoscere, nel libro di Serena, un lavoro certosino, rigoroso, di raccolta del materiale vasto e piuttosto eterogeneo, relativo all’omicidio della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin avvenuto a Mogadiscio nel 1994.

È mirabile la capacità di sistematizzazione, di cucitura logica e temporale di stralci di procedimenti e inchieste che in una teoria infinita, direi snervante, si sono succeduti e accavallati nell’arco di un ventennio senza per altro giungere a conclusioni univoche e certe su esecutori e movente del delitto.

Serena è qui, a riportare, a mettere in ordine i mattoni uno sopra l’altro, con un linguaggio asciutto, freddo, una macchina fotografica coi suoi click inesorabili.

Lo sgomento, l’indignazione (perché ci si indigna, certo!), la pietà, l’ansia di capire e la sete di verità e giustizia, le emozioni, insomma, lascia così che nascano nel lettore, che ne resti impregnato. Come è giusto che sia.