Nella mia vita ho avuto la fortuna di avere due amiche che
casualmente fanno il magistrato. Ci tengo al “casualmente”
perché non è per questo motivo che le ho conosciute, ma
perché abbiamo condiviso momenti importanti della nostra
vita e tuttora lo facciamo. Per me sono le mie amiche,
quelle che so che ci sono anche se non le sento da secoli,
quelle che so essere persone speciali e con le quali posso
scherzare, piangere, ridere e posso essere assolutamente
me stessa. Ho vissuto varie situazioni dovute al loro lavoro,
di diversa natura. Giù in Sicilia fare il magistrato può essere
molto diverso dal farlo in Piemonte, ma questo non vuol
dire che i rischi siano minori. Ho visto da vicino cosa
significa avere la scorta, subire minacce, lavorare in
situazioni difficili, occuparsi di casi strazianti, umanamente
​pesanti da sostenere, ho visto la paura e la voglia
comunque di fare questo lavoro perché si crede in
determinati valori che non riguardano solo giustizia e leggi,
ma anche umanità e rispetto per essa. Non sono supereroi,
sono donne che nel quotidiano vivono momenti di
scoraggiamento, magari fanno sacrifici non potendo essere
presenti in famiglia come vorrebbero. E ho capito che per
fare questo lavoro sicuramente devi avere una volontà e
una determinazione fuori dal comune, ma anche tanta
umiltà nel sapere che comunque le tue azioni riguardano
persone e che l’accertamento della verità deve essere il tuo
faro sempre. La verità è una cosa delicata che spesso non
coincide con le tue idee, con i pregiudizi, con le
supposizioni. Una cosa che ho imparato stando accanto a
queste donne è che la verità si trova in silenzio e spesso in
solitudine. Si lavora sodo, in squadra, ma poi le decisioni
fondamentali vanno prese in solitudine e lontano da
passerelle e riflettori. E quando si raggiunge un obiettivo
che rende finalmente giustizia si esulta è vero ma mai mai
mai si perde di vista che dall’altro lato c’è una persona che
magari perderà la libertà. La dignità della persona deve
essere sempre mantenuta nel rispetto di quella giustizia
che si cerca che mai può essere vendetta, riguardasse
anche il più schifoso farabutto della storia o il mafioso più
sanguinario.
Chi fa questo mestiere se perdesse di vista questi principi
causerebbe un danno enorme alla società intera che non
vedrebbe più i suoi diritti tutelati. Chi si occupa di giustizia,

​le forze dell’ordine, chi indaga, non è un vendicatore delle

folle, accerta la realtà dei fatti che si tratti di colpevolezza o
di innocenza. L’errore di ergere i magistrati, le forze
dell’ordine, a supereroi che ci salvano dai cattivi
vendicandoci, è un errore che purtroppo ha creato
fenomeni di delirio collettivo tra curve da stadio pro o
contro questa o quella procura, inutili e pericolose liste di
magistrati buoni e cattivi o che stavano “dalla nostra parte”,
tirando per la giacchetta anche i morti che non possono
replicare e spesso si è demandato alla magistratura il
compito di risolvere problemi che spettano principalmente
alla politica. Si è anche arrivati a giustificare sempre e
comunque chi, indossando una divisa, la oltraggia
utilizzando atroci torture nei confronti di una persona
sottoposta a custodia dello Stato.
E arriviamo sino all’indecente spettacolarizzazione degli
arresti. Viene da lontano, dagli anni di Mani Pulite, dove
ogni giorno si esultava per un arresto e si subiva la
morbosa telecronaca degli eventi che facevano piazza
pulita di intere classi dirigenti. Da lì è stato un continuo
sventolare di manette, di sbarre e carcere, (La Lega tifava
per Di Pietro!!) tutti facevano schifo, tutti dovevano
marcire in cella. Parole che adesso continuiamo a sentire
anche per Cesare Battisti, pronunciate con la bava alla
bocca da ministri e la cosa è terribile. Se giustizia deve
essere fatta, se la verità è stata accertata, se la pena verrà
scontata come è giusto che sia, la gogna e la macabra
danza intorno il cadavere è quanto di più squallido e
​ignorante si possa fare. Significa sminuire il lavoro di
tantissime persone, uomini e donne, che hanno lavorato,
magari con enormi sacrifici a scapito delle loro stesse
famiglie, in silenzio, rischiando in prima persona. E non
serve vestirsi con una divisa per dire che si ringraziano.
Quella divisa non è un costume di carnevale, ma dietro ci
sono sacrifici, durissimo lavoro, pagato a volte molto poco
per i rischi che si corrono. Fare un montaggio video ad
effetto, con colonna sonora e piani sequenza di un arresto
è una cosa degradante per l’essere umano.
Hanno paragonato questo video alle immagini della
cattura di Riina e Provenzano. Quanto di più sbagliato.
Intanto Battisti non era un latitante introvabile, ma
semplicemente una persona condannata che stava
all’estero, che si sapeva perfettamente dove fosse, che
viveva con il suo nome e che per vari motivi soprattutto
politici non poteva essere estradato. Riina e Provenzano
erano i capi di Cosa Nostra e mi sembra che questo basti.
Inoltre i filmati delle loro catture non erano montati ad
arte, ma fatti dalla polizia stessa per documentare
l’operazione. In quei filmati gli uomini della catturandi
erano tutti a volto coperto, oscurati per la loro incolumità.
Per fortuna che Battisti non è un esponente di chissà quale
gruppo terroristico pericoloso, perché i poliziotti che lo
accompagnavano potevano rischiare grosso (prova ne sia
che uno di loro tentava di coprirsi con una sciarpa). E poi
l’esultanza della catturandi sotto le finestre della Squadra
Mobile di Palermo è l’esultanza di chi dopo anni di lavoro

​duro, pericoloso, scarica l’adrenalina. E’ durata il tempo di

portare Riina dentro gli uffici. Poi silenzio. E quelle foto e
immagini di Riina e Provenzano dopo gli arresti sono dure,
per quanto mi riguarda sono anche disturbanti, perché un
uomo in manette, in gabbia, non è facile da guardare. E’
comunque qualcosa da trattare con estrema cautela.
Soprattutto perché dovremmo essere migliori degli
assassini e perché non abbiamo bisogno del mostro da
additare.
Qui non si tratta di giustificare chi ha commesso reati gravi.
E’ lapalissiano e anche abbastanza fastidioso dover
sottolineare che i reati vanno perseguiti e che chi viene
condannato deve scontare la pena. Battisti finalmente
sconterà la sua pena. Giustizia è fatta. Ma l’umanità ne
esce sconfitta. Ancora. A forza di additare nemici, a forza di
sottolineare i pericoli, veri o spesso presunti, si cade nel
tranello di credere che i ministri dotati di superpoteri
libereranno il famoso popolo da tutti i mali con questi
teatrini. Che i carnefici siano quelli che hanno un
bell’occhio di bue puntato sopra. A volte però sono meno
pericolosi o ormai innocui come Battisti, o peggio, sono
poveri cristi, disperati, ultimi, che vengono additati come
pericolo lasciando che i veri carnefici continuino
imperterriti e indisturbati. Sappiate però che non arriverà
un supereroe a salvarci, non siamo in un fumetto. Perché in
democrazia non esiste un solo uomo con tutti i poteri in
mano che decide per tutti. Quella è una monarchia quando
​va bene, altrimenti somiglia troppo ad una dittatura. Roba
brutta, pericolosa, già vista.
Antonella Camalleri
(Fonte immagine web)