È stata dura la giornata di ieri per quegli addetti ai lavori che sostenevano i due schieramenti. Il risultato per il referendum sulla riforma costituzionale ha dato il suo responso: vince il NO.

Era nell’aria questa vittoria, perché è stata una campagna caratterizzata più sul personale e sullo stato d’animo che sui contenuti veri e propri. Non va presa ad esempio quella parte di propagandisti dell’una o dell’altra fazione in quanto soggetti già schierati, ma bisogna esaminare per bene quella frangia di popolazione che è andata a votare SI o NO inconsciamente oppure perché imbeccata dall’una o dall’altra parte. Bene, questa parte di popolazione ha utilizzato il voto come arma di esautorazione verso il Premier, non conscia del fatto che la Costituzione è il punto di forza di una nazione. Infatti, buona parte degli italiani non ha mai letto i 139 articoli che regolano la vita sociale, politica ed economica del Paese.

Ha vinto il NO e con largo margine di punti. Anche addirittura dopo i primi exit poll  si è delineata una distanza tra il NO ed il SI che fa riflettere. Da tenere in conto che, in questa tornata, l’affluenza dei votanti è stata notevole rispetto ad altre volte. Ciò può significare che gli italiani hanno ricominciato a prendersi cura di se stessi, dopo che per anni hanno lasciato nelle mani di falsi capi popolo la loro esistenza? Oppure si è mosso tutto sull’onda di un’emozione, quella di cacciare via Renzi? Ha riflettuto di certo anche il Premier il quale, sin da subito e visto l’andazzo generale, ha preso la palla al balzo per annunciare le sue dimissioni.

Tra l’altro, sin dall’inizio di questa campagna aveva detto che, se avesse perduto, si sarebbe dimesso e il suo annuncio di ieri è assolutamente coerente con quanto promesso. Bisognerà vedere i giochi che verranno fuori al momento della formalizzazione delle dimissioni.

Ci sta, quindi, tutto il motto “Morto il re, Viva il re“.  Il vero problema é rispetto a chi verrà dopo. Sarà migliore o peggiore? Questo lo sapremo solo al momento che il nuovo governo comincerà a governare. Aspettando la formalizzazione di queste dimissioni annunciate, bisognerà aspettare le decisioni del Presidente della Repubblica: se affiderà il mandato a un governo tecnico fino alla fine della legislatura che non sarà di sicuro gradita agli italiani, oppure deciderà di sciogliere le Camere e andare a elezioni anticipate. Un’altra possibilità potrebbe essere quella che Renzi chieda la fiducia in Parlamento e, se gli venisse accordata, governare fino alla fine della legislatura. A questo punto il re rimanderebbe le proprie esequie.

Liborio Martorana