di giandiego

Ci sono decisioni di questo governo che lasciano allibiti e che possono essere lette, senza nemmeno troppa malizia o “prevenzione Andreottiana” unicamente come favori pacchiani e sin troppo palesi alle Major, in questo caso del farmaco ed all’agricoltura industriale.

Ancora una volta gli eroi di questa vicenda sono annidati in questo deprecabile governo e sono il Ministro Martina con la collaborazione della nostra inossidabile Lorenzin, ma davvero sarebbe limitativo fermarsi a loro, pur artefici principali, perchè le responsabilità in quest’ultima perla demenziale sono da spalmare su tutto “L’apparato” della politica italiota, che per silenzio, connivenza, ignoranza e distrazione appare ugualmente coinvolta nella vicenda.

Parlo della cancellazione della “professione di Erborista”, perpetrata con una protervia ed una indifferenza irresponsabile ed arrogante, con una ignoranza in materia totale, senza alcuna capacità di giudizio.

L’annientamento della fatica di molti giovani, che già di loro sono sacrificati da questo sistema immorale, la probabile cancellazione di corsi di Laurea, l’annichilimento di una professione serissima a favore di un “gioco da azzeccagarbugli” affidato a non meglio specificati “contadini” che finalizzerebbero il loro agire unicamente a “resa e guadagno”.

Per carità, nessuno pensa che “l’erboristica” debba essere gratuita, ma certamente essa è degna di una dedicazione e di una attenzione quale solo un Erborista che creda in quello che fa può dedicare.

Quindi per dictat governativo il mestiere di erborista rischia di scomparire tra pochi giorni.

A circa novant’anni dalla Legge 99 del 1931 che ne definiva mansioni, qualifiche e competenze il governo ha predisposto con un decreto legislativo, il dl 490, l’abrogazione totale della legge e del suo regolamento attuativo. Il 27 febbraio scade il termine per l’emissione del parere: se il dl sarà approvato la professione di erborista così come l’abbiamo conosciuta finora non esisterà più.

L’intenzione del governo è quella di liberalizzare coltivazione, raccolta e commercio delle piante officinali; come si legge al comma 4 dell’articolo 1 del dl, queste attività sono considerate attività agricole, dunque chiunque può raccogliere, trasformare piante officinali e commercializzare prodotti naturali legalmente, magari dopo un breve corso pratico.

L’approvazione del dl comporterebbe l’inutilità di diplomi e lauree, con ovvie conseguenze su migliaia di professionisti qualificati, aziende specializzate e tanti laureati, laureandi, studenti dei corsi di laurea in scienze erboristiche. Un’intera filiera rischierebbe il tracollo.

Persino dal punto di vista “liberale” questa scelta e demenziale, di una stoltezza senza precedenti, derivata da una sottovalutazione ed una ignoranza totali della meteria che si sta trattando, da una supponenza sospetta che da una parte odora di “favore” al comparto agrigolo indutriale e dall’altra puzza di “asservimento alle major farmaceutiche”.

Il Capitalismo divora sì stesso, ma una scelta di questa fatta ha, a mio modestissimo ed inutile parere, delle spiegazioni.

Esse sono nel solco delle scelte di questo governo e della ministra Lorenzin in particolare. Quella di infangare e denigrare una sapienza altra da quella della medicina e della farmaceutica “di potere”, quella di negare che esista altro dalla visione occidentale e primo-mondista su questi argomenti, quella di consegnare alle Multinazionali il “possesso esclusivo del trattamento della salute” … quello di influenzare il concetto stesso di cura, di sanità, di prevenzione.

Per fare questo si è disposti a sacrificare una parte consistente dell’apparato e del sistema stesso, intervenendo anche duramente sull’apertura di uno spazio concesso ad un sapere alternativo a quello della“sapienza permessa e consentita”, sebbene esso fosse, comunque, già “controllato ed opportunamente impostato” per non discostarsi troppo dalla “scienza del potere”.

Comprendo di stare dicendo cose “forti”, comprendo che questo punto di vista non sia quello “moderato”della federazione erboristi italiani.

Risulta palese ai miei occhi la realtà palpabile di questo tentativo di negare l’esistenza stessa di una scienza erboristica laterale ed in qualche modo alternativa alla farmacopea della chimica industriale. Quindi si preferisce ridurre l’erboristica ad un comportamento originale, ad una sottocultura improvvisata e medioevale, ad un comportamento consumistico non utile.

Di sicuro, se il governo approvasse il dl proposto dal Ministro per le politiche agricole, ad esultare sarebberoFIPPO, ASSOERBE e SISTE, le associazioni di coltivatori di erbe officinali che caldeggiano l’abrogazione della legge 1931.

 Esulterebbero meno, probabilmente e se informati, i consumatori, che si ritroverebbero ad acquistare prodotti fitoterapici da agricoltori o da rivenditori improvvisati, che difficilmente potrebbero eguagliare la competenza di erboristi e aziende specializzate. O peggio si ridurrebbe l’erboristica ad un “prodotto di consumo” modaiolo e svuotato , anche perchè ne viene negata persino l’esistenza, da un qualsiasi retroterra sapienziale.

(immagine tratta dal Web)