Non vedo ormai più i dibattiti in tv perché mi sembra un rito privo di qualsiasi significato. Vorrei che per una volta qualcuno avesse il coraggio di fare le domande che davvero forse potrebbero aiutare un vero dibattito. Le domande a chi si presenta come il vendicatore delle folle, quello che si traveste da “uno di noi” che però ha avuto il coraggio di fare le cose che il popolo vuole. Ma cosa vuole sto benedetto popolo? Il “popolo” è quell’entità indefinita, tutta uguale, descritta come “la gente vera”, tutta omologata nelle categorie standard del “padre/madre di famiglia che lavora, cresce i figli, ha le bollette da pagare e vuole solo stare in pace guardando la partita la domenica”. Il popolo è la semplificazione dell’umanità usata da chi vuole risolvere i problemi semplificandoli appunto. La semplificazione necessita di poche informazioni, tutte in direzione univoca, senza troppe spiegazioni, senza sfumature, senza troppi ragionamenti. Quindi se non hai tanti soldi è perché lo stato ti affama con le tasse, se esiste la droga è perché ci sono i negri che spacciano, se c’è delinquenza è perché ci sono gli immigrati per strada, se il governo non riesce a fare quello che aveva promesso è colpa di quelli precedenti, se non ci sono i soldi è colpa dei poteri forti, se i servizi non funzionano è perché si mangiano tutto “gli altri”. Il popolo viene nutrito con i discorsi da bar, che sono semplici immediati e più efficaci di un discorso complesso che richiede attenzione e ragionamento.

Io però non sono di quelle che credono che il popolo sia una massa informe che non pensa. Io vorrei che invece di parlare di popolo si parlasse di cittadini, nel senso di persone che hanno tutti una responsabilità personale nelle loro scelte. Vorrei che si trattassero le persone da adulti consapevoli e per farlo bisogna che chi si occupa di informazione faccia in modo che questo possa avvenire. E per farlo le domande devono essere volte a capire e a chiedere conto del perché di certe azioni e a ragionare sugli argomenti uscendo dagli slogan. Questo significa non accettare più che le domande siano sempre volte a lasciare che l’interlocutore di turno possa fare un soliloquio preconfezionato. Ecco perché vorrei che a Salvini, a Di Maio e affini si facessero queste semplici domande:

  • Perché durante le 22 riunioni di negoziato che il Parlamento Europeo ha portato avanti per cambiare il Trattato di Dublino, che avrebbe permesso la distribuzione dei migranti nei vari stati europei e non su base volontaria, la Lega è stata assente? Perché poi si sono astenuti per quanto riguarda il ricollocamento obbligatorio?
  • Perché i cinque stelle invece hanno votato contro?
  • Se hanno a cuore le sorti dei migranti come dicono, perché Lega e 5Stelle in Europa non sono andati a batteri i pugni su quello che potrebbe davvero aiutare queste persone a non rischiare la vita sui barconi o nei lager libici, cioè la riapertura dei flussi con rilascio di visti per l’Europa come accade per chi proviene dal Sud America, dai Balcani o da altre parti del mondo?
  • Continuano a dire che se i migranti vogliono venire a lavorare che prendano l’aereo. Lega e 5 Stelle sono a conoscenza del fatto che molti stati africani non rilasciano passaporti? Sono a conoscenza che senza documenti non si comprano biglietti aerei?
  • Perché continuate a confondere salvataggio in mare con l’accoglienza? Sapete che in mare chi è in pericolo va salvato comunque? Perché si continua a negare questa cosa con la scusa di un’accoglienza fatta male?
  • Per quanto riguarda l’accoglienza, perché continuare a dire che i migranti che lavorano sono bene accetti e poi quelle realtà che provano a fare un percorso affinché queste persone possano lavorare, istruirsi e imparare l’italiano le insultate continuamente come fiancheggiatori dei clandestini?
  • Perché ve la siete prese con le ONG e continuate anche dopo che diverse procure non hanno trovato nulla a loro carico? Perché continuate a dire “aiutiamoli a casa loro” e fate sembrare dei delinquenti chi lo fa giornalmente? Perché i silenzi per esempio sulla cooperante Silvia Romano, rapita proprio lì a “casa loro” dove li stava aiutando?
  • Perché per contrastare come dite voi chi si approfitta di queste persone che si trovano in una situazione disagiata, non parlate mai delle mafie che li sfruttano? Perché prendersela con le vittime e non con i carnefici?
  • Perché a Rosarno la baraccopoli sta ancora lì? Perché fate credere che siano gli stranieri a volere questa vita, quando sapete benissimo che sono italianissimi e soprattutto spesso mafiosissimi quelli che gestiscono lo sfruttamento del lavoro sottopagato in quei luoghi?
  • A proposito di mafie, quali sono i provvedimenti che intendete prendere per il contrasto alle mafie? Perché in Europa i 5stelle hanno affossato la Commissione Antimafia che stava lavorando proprio per un contrasto che coinvolgesse più fronti e una collaborazione tra le procure di tutti i paesi per un contrasto più forte?
  • Ultima domanda: perché avete tanta paura di rispondere a queste domande tanto da pianificare prima le interviste con le varie trasmissioni?

Ne avrei tante altre ma mi basterebbe già solo sentire queste. Utopia, lo so. Purtroppo.

Antonella Camalleri