di giandiego marigo                                                                        24/09/2020
Non amo particolarmente i numeri, la mia natura fondamentale è quella dello scrittore
e del poeta, piuttosto che quella del giornalista. Non è uguale, anche se al giorno
d’oggi si tenta di appiattire
. Non lo dico per accarezzare il mio ego, pur presente, ma semmai per individuare
uno stile, un modo di porre le questioni.
Però i numeri esistono ed a tratti si è obbligati ad esibirli.
-841.000 addetti dal 2019, questo ci dice l’ISTAT, è il numero dei posti di lavoro perduti in nome dell’emergenzasanitaria ed è un numero spaventoso. Si badi, in questo computo non sono considerati , perché non censibili, gli iper- precarizzati, le partite IVA ad oltranza. Quelli che lavoravano (ce ne sono tantissime/i) in nero: le stiratrici, le donne di servizio, i riparatori idraulici ed elettricistii occasionali. I disoccupati sono 2.057.000. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono aumentati di 5,5 punti percentuali rispetto al primo trimestre e di 10 punti rispetto al trimestre
precedente raggiungendo quota 14.183.000 unità. Ora… è sin troppo comodo intestare il tutto alla pandemia, la scomparsa del lavoro è iniziata molto prima ed è legata all’automazione, all’industria 4.0, alla robotica, alla finanziarizzazione… all’esternalizzazione terzo mondista della manifattura
(quel poco che ne rimane). La globalizzazione al peggio, per la classe operaia, sta
trasformandola in servitù della Gleba, non esattamente schiavismo, quindi, ma  lavoro senza diritti.
Ho ricevuto, davvero, sufficienti accuse di terrapiattismo e negazionismo (mai creduto la terra piatta, mai negato alcunchè, solo coltivato il sacro dubbio) per negare alcunché, ma è certo che se non ci fosse stata, questa pandemia avrebbero dovuto inventarsela. Come giustificare altrimenti, senza alcuna conseguenza reale, la necessità di un attacco proditorio e pesantissimo alla classe media mercantile? Come giustificare la distruzione della piccola industria e dell’artigianato? Tutto questo fa molto comodo al potere della multinazionali, che sostituiranno il commercio al minuto con il
franchising e automatizzeranno esternalizando a bassissimo costo quel che resta (ancora per poco)
del lavoro a mano. Trasformando così moltissimi dipendenti in autonomi o meglio dipendenti atipici(senza diritti)ed abbandonando gli inattivi all’assistenza pubblica (sino a che esisterà e non sarà per sempre) , ma dirlo oggi significa rischiare la berlina ed il ludibrio. Scrivo libri e non voglio alienarmi i miei pochi lettori quindi eviterò l’approfondimento… ops! L’ho già fatto? Bè da uno scrittore di fantasy ci si può aspettare di tutto!
Il dato però è questo e l’emergenza non accenna a diminuire, così come la ripresa
avverrà, ammesso che avvenga, sotto un segno assolutamente diverso da quello che
ricordiamo.Il lavoro di manipolazione che si sta compiendo sulle giovani generazioni va in quel
senso e non dà alcun accenno di diminuzione o scomparsa della cultura dell’emergenza
(ultime in ordine di tempo le magliette con le principesse disneyane con la loro elegante mascherina annessa). Ci resta Cuba che invece di sperperare capitali per nuovi banchi scolastici si limita a
spostare le sedie mantenendo le distanze… già ma loro sono ancora troppo comunisti,
in effetti. Non è di Cuba però che stiamo parlando. La scomparse del lavoro è nell’ordine delle cose, il capitalismo la progetta da tempo ed ha lavorato in quella direzione per anni ed anni. La robotizzazione, l’informatizzazione, l’Intelligenza artificiale porranno pesantissimamente la questione,
che sia un trauma epocale con stragi e guerre oppure una trasformazione graduale,
problematica, ma accompagnata e guidata, dipende da noi. Da quanto riusciremo a
controllare e a frenare l’umana cupidigia omicida di chi troppo possiede ed ancora di più vorrebbe.
Dipenderà dal Controllo Democratico dal Basso. Già macosavelodicoafare, a parole
siam tutti saggi e sapienti, a scriverle le cose, non ci vuole niente (forse un po’ di coraggio e un minimo di cultura) è a farle che l’asino casca o si assenta. Eppure sarà l’unica strada il
controllo democratico fortemente partecipativo della società e lasciatemelo dire anche se, personalmente sono un libertario che mal sopporta le strutture, un nuovo ordinamento della società in senso socialista. Le due cose insieme, mai disgiunte (senza parentesi lenin-staliniane) sono l’unica possibilità per evitare la tentazione depopolativa traumatica che molta Èlite sta accarezzando da
tempo
(fonte immagine: web)