di Clotilde Alizzi

 

Sono 4 giorni oggi che si cerca Giuseppe. Giuseppe Liotta, il medico pediatra disperso nella notte del 3 novembre tra le 19:30 e le 20:00 quando il suo cellulare non dà più segni di vita. Si stava recando al lavoro, il turno delle 20:00 presso l’Ospedale Dei Bianchi di Corleone, dove da soli 8 mesi lavorava finalmente con un contratto a tempo indeterminato.

Un uomo gentile, Giuseppe, corretto, colto, disponibile, sempre sorridente con tutti. Non potevi non essere amico di Giuseppe, del suo sguardo limpido, la gentilezza dei modi, la grande cultura e professionalità.

In questi giorni ho cercato più volte tra  le pagine del Tg che si parlasse di lui. Solo valanghe di notizie sulle scelte del governo, la prescrizione, i disastri nel Bellunese, la piena del Po e i frassini del Trentino. Non una parola su di lui ( a parte il Tgr Sicilia), molte sull’abusivismo della villetta di Casteldaccia, delle innocenti vittime della piena del Milicia. Ma Giuseppe è una vittima innocente pari a loro, forse ancora di più. Giuseppe non era un abusivista, si recava al lavoro malgrado le pessime condizioni meteo, verso un territorio impervio, pericoloso.

Le prime difficoltà sono lungo la Statale per Corleone, si trova un muro di fango che gli impedisce di proseguire, e devia verso una strada secondaria. Si ritrovano la macchina, una cintura, il jeans del tutto risvoltato come un calzino.

Sono giorni che cerco di dare un senso a questo dolore che siamo in tanti a provare. Non solo i familiari, ma tutti i colleghi che lo hanno conosciuto. E dopo la speranza di trovarlo e vivo, adesso ha il sopravvento la rabbia. Rabbia perché la parte migliore di di questa Sicilia degli abusi, della mafia, delle approssimazioni, delle incapacità, della ricattabilità, dell’odio verso ogni cosa bella ha il sopravvento sui sogni, le speranze, preservare le cose più care come la propria famiglia e la vita.

Non c’è speranza in questa terra da farsa, ove si recita a soggetto, improvvisandosi attori di un teatro di pupari, che mangiano i propri burattini, come Mangiafuoco.

Onore e gloria Giuseppe. Rimasto a servirla fino all’ultimo suo respiro.

E si eleva il coro dei giovani medici precari di cui nessun concorso prevede la stabilizzazione. Giuseppe ha lasciato dopo 10 anni l’Ospedale dei Bambini perché non si prevedeva concorso. E nessuna previsione di stabilità proviene da questi governanti del cambiamento, che promettono tagli a Sanità e Scuola, stringono i cordoni della borsa strozzando al pari tanti giovani costretti ad andare via.

Onore e gloria.

 

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