Proprio ieri in Russia si è celebrata la festa della Marina militare, momento di ricorrenza in cui la flotta federale celebra la vittoria nella battaglia di Gangut del 1714 contro le navi svedesi. In tutte le principali città marinare  – San Pietroburgo, Sebastopoli, Murmansk, Vladivostok, Astrakhan, Baltiysk –  si sono tenute le consuete parate di navi militari, manovre, mostre dei natanti più recenti, concerti, ed altri eventi collaterali. Oltre che un momento di festa la parata è stata, come sempre in questi casi, l’occasione per mandare un velato messaggio ai rivali internazionali della Russia. Ad aprire le danze è stato, non a caso, il “Dimirtry Donskoy” sottomarino a propulsione nucleare lungo 172 metri e per lungo tempo simbolo del deterrente nucleare sovietico a cui hanno fatto seguito numerose navi di superficie e velivoli precedentemente impiegati in missione operativa lungo le cose della Siria.

Dopo l’ottimo risultato in termini di immagine internazionale incassato dal Cremlino in occasione dei recenti mondiali di calcio, il presidente russo Vladimir Putin ha sfruttato la festa della marina federale per annunciare la riconferma della nuova dottrina militare che coinvolgerà tutte le forze armate. Intervenendo a bordo di un motosilurante che attraversava la Neva (il fiume che bagna San Pietroburgo) Putin ha dichiarato  “In tempi di pace, sulla scia di una minaccia o di un’aggressione immediata, la Marina dovrà essere in grado di impedire qualsiasi pressione e aggressione contro la Russia ed i suoi alleati sia lungo le rotte oceaniche che marittime e di schierare truppe nelle zone più remote. In caso di guerra, la Marina dovrà essere in grado di infliggere danni inaccettabili ad un avversario allo scopo di costringerlo a porre fine alle ostilità. La Marina dovrà sfruttare il potenziale tecnologico in suo possesso, comprese le armi di precisioni a lungo raggio. […] La Russia dovrà rafforzare ulteriormente la capacità di proiezione con missili convenzionali e nucleari. Inoltre cercherà di migliorare la sostenibilità delle sue forze navali al fine di assicurare la presenza continua in regioni marittime strategicamente importanti, indipendentemente dalla distanza dalle basi”.

La riconferma della dottrina militare, già promulgata nel 2017, il cui programma di ammodarnamento degli arsenali si protrarrà per lo meno fino al 2022, è la diretta conseguenza del mutamento degli scenari internazionali in cui la Federazione russa si prefigge di riconfermarsi come attore statale in grado di esercitare la propria influenza su scenari chiave come l’Artide e il Mediterraneo.  In conformità  con le altre dottrine in materia di sicurezza e di politica estera varate negli ultimi anni, gran parte delle minacce militari alla Russia vengono individuate nell’Occidente, in particolare nei pressi del Mar Nero e del Mar Mediterraneo. La regione artica, come già detto, è altresì individuata come un’area in cui “il conflitto militare potrebbe diventare probabile in futuro”.

L’Oceano Indiano, l’Antartide e larghe zone del pacifico non sono tenute al momento in considerazione nella nuova dottrina militare. E’ quindi corretto affermare che il nuovo documento non persegua la proiezione di potenza globale come obiettivo immediato, bensì  si concentri sugli interessi russi individuabili in specifiche zone di influenza a ridosso delle proprie acque territoriali.

Dal dicembre del 2012, Mosca ha avviato un’intensa attività  volta a rafforzare la propria presenza militare nell’Artico dal momento che qualsiasi scenario di guerra futuro riguarderà l’Artico che costituisce  il percorso di volo più breve tra USA e Russia.  “ La militarizzazione dell’Artico, con la costruzione di nuove basi o il riutilizzo dei vecchi impianti sovietici, rimarrà una delle priorità della leadership russa nei prossimi anni mentre il riscaldamento della calotta polare rivelerà grandi risorse naturali non ancora sfruttate. Il fondo marino dell’Artico dovrebbe custodire il 15% del petrolio rimanente del mondo, fino al 30% dei suoi giacimenti di gas naturale e circa il 20% del suo gas naturale liquefatto.”

Negli ultimi trent’anni Mosca ha investito molto nella corsa all’Artico cosa che gli Stati Uniti, i principali rivali nella regione, hanno deciso di tralasciare avendo preferito destinare la maggior parte delle risorse nel Medio Oriente e verso gli storici alleati del Golfo.

La dottrina si prefigge di individuare, quindi, le aree di sviluppo principale della marina in modo da poterla confermare la seconda flotta militare del mondo ( in ogni caso parecchie misure dopo la US Navy)  soprattutto dopo la graduale radiazione e cannibalizzazione del naviglio di epoca sovietica che rispondeva alle esigenze di una super potenza piuttosto che a quelle di una potenza regionale quale è la Federazione russa di oggi.

Sulla possibile realizzazione del programma molti analisti occidentali sono scettici sostenendo che tale documento sia solo un modo per ottenere in modo vincolante un aumento di fondi da parte del governo.  Tuttavia bisogna considerare almeno due aspetti: per la prima volta la dottrina militare della marina russa non si concentra sulla rivalità con gli Stati Uniti e, sempre per la prima volta,  vengono identificate le aree di influenza vitali per lo sviluppo dell’economia russa, con la designazione di missioni di natura prettamente difensiva  supportate dallo schieramento di nuove unità navali con specifici compiti di difesa.

 

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Fabrizio Tralongo