di Marina Caserta

 

Uno dei thriller in cima alla classifica di Amazon è “La torrida estate del commissario Mancuso”, un libro che ho letto e che mi ha incuriosito.

Ho contattato l’autore, che ha accettato di rispondere alle mie domande.

Ecco a voi l’intervista a Tommaso Carbone

 

Tommaso, tu sei nato a Matera, la storia è ambientata a Campominore, un paese della Basilicata, quanto del tuo vissuto c’è, in questo romanzo?

 

Il romanzo è e ambientato in una regione del sud e chiaramente è la mia regione, la Basilicata. Lo si intuisce dalle descrizioni paesaggistiche, dai piatti, dall’architettura. Non saprei ambientare un romanzo in un posto che non conosco. La considero una cosa innaturale, almeno per me.

 

Da dove nascono le tue idee?

Ogni libro nasce dagli incontri, dal contatto con la gente, dalle storie che mi raccontano, dai discorsi che ascolto, dalle cose che vedo, a volte da un fatto di cronaca che colpisce la mia immaginazione.

I lettori mi chiedono spesso: “Ti sei ispirato a qualcuno? È una storia vera?”

Tutti i romanzi prendono spunto dalla realtà che poi viene elaborata narrativamente.

 

Quando hai pubblicato il tuo primo libro?

Il primo romanzo l’ho pubblicato nel 2007 con “Il foglio”. Un’esperienza fantastica. Per l’occasione furono organizzate alcune presentazioni con scarsa presenza di pubblico e poche vendite, ma per me fu un’esperienza eccezionale.

 

Come mai sei passato al self publishing?

Ho pubblicato con Rusconi, Libromania, Delos, PubGold e solo recentemente sono passato al self publishing per ragioni, diciamo, contingenti. L’editore Rusconi non voleva ristampare “Niente è come sembra” che aveva riscosso un discreto successo di critica e di vendite. Ritornato in possesso dei diritti ho deciso di autopubblicarmi, e visto il successo ottenuto – il libro è stato primo nella classifica generale di Amazon – ho pubblicato self anche “La torrida estate del commissario Mancuso”. All’inizio ero un po’ titubante perché ritenevo che la valutazione di un editore fosse imprescindibile. Autopubblicandosi si corre sempre il rischio di essere autoreferenziali. Non escludo in futuro di pubblicare nuovamente con un editore.

 

Ci saranno altre storie per il commissario Mancuso?

Sono sempre stato molto titubante sui sequel per paura di creare personaggi stereotipati. Ci avevo fatto un pensiero con Max Ferretti, l’investigatore privato di “Niente è come sembra”, ma alla fine ci ho rinunciato. Però mai dire mai. Ai lettori piacciono molto le storie che hanno un seguito e si affezionano ai personaggi lo dimostra il successo di Montalbano, Rocco Schiavone, Ricciardi.

 

 

Hai consigli per autori esordienti?

Non scoraggiarsi ai primi rifiuti degli editori. Bisogna essere tenaci e portare avanti i propri progetti.

Non cadere nella trappola degli editori a pagamento, anche sotto forma di acquisto di copie. Un vero editore non fa pagare e considera un autore, un investimento.