di giandiego

C’è qualche cosa di grottesco, non comico, tragicomico nelle vicende riguardanti la Commissione parlamentare sulle banche presieduta da chi, Pier Fernando Casini, assolutamente non la voleva.

Tragico perché perpetua il disfacimento morale ed etico che ormai attraversa, inquinandola la politica del Bel Paese.

Solo due riunioni per ora una per eleggere appunto Pier Ferdinando come presidente, l’altra per darsi un regolamento.

Ed è qui che l’asino inizia la sua caduta.

Il presidente miscredente (quanto meno nelle qualità e nell’utilità di questa commissione, che fra l’altro intralcia ed impiccia il suo sponsor principale … l’amato suocero e mentore Caltagirone) ha ritenuto opportuno modificare sostanzialmente il regolamento preso ad esempio (quello della Commissione sulle Mafie).

Le correzioni della matita rossa presidenziale sono apparentemente solo formali, ma in realtà di sostanza. Si modificano i criteri di convocazione non basterà più un quarto delle presenze per farlo ma il numero legale è portato ad un terzo, facilitando così chi voglia ostacolare e frenare i lavori . La maggioranza per deliberare è portata ad un terzo, i poteri discrezionali della presidenza aumentati sino al punto ch’essa possa decidere da sola sull’andamento dei lavori in mancanza dell’unanimità, sparisce la verifica del numero legale a richiesta di 4 commissari.

Il problema principale però sembra essere quello delle “collaborazioni” la scelta cioè dei “super -esperti” giuridico-tecnici che relazioneranno ed “indirizzeranno” con la loro visione l’andamento dei lavori.

Essi verranno scelti “inappellabilmente” dall’ufficio di presidenza ristretto, senza alcuna partecipazione cioè, da parte dei capigruppo. Stessa sorte tocca alla “gestione spese” non un dettaglio, in realtà, ma l’assoluta “mano libera” per la presidenza su questa questione.

Un regolamento che esclude le voci alternative a quelle della maggioranza e che, in qualche modo frena ed ostacola la buona riuscita della commissione. Che pure si muove su di un argomento sensibile e “delicatissimo”, ma che “rispecchia” tutti i vizi del suo presidente e del governo che egli rappresenta.

Un altro discorso è poi da farsi sul fatto che questo parlamento sia nelle sue rappresentanze di maggioranza che di opposizione abbia davvero interesse ad indagare sul “potere forte che gestisce realmente “questo paese e l’Europa”.

Al di là delle dichiarazioni ad effetto che un poco tutti fanno (salvo poi accodarsi al desco di tali poteri … per esempio con il pellegrinaggio di Di Maio a Cernobbio).

Già! Perchè questa commissione dovrebbe discutere anche di questo e non è, quindi, affatto casuale , sebbene fortuito, l’accostamento al regolamento dell’Antimafia.

Può un parlamento totalmente asservito discutere di tematiche sostanziali che riguardano il principale “strumento” dell’èlite che lo controlla e lo foraggia?

Qui subentra un dibattito estremamente importante, che riguarda la democrazia formale e sostanziale, il controllo democratico e gli strumenti costituzionali che lo garantiscono. Un dibattito che l’AreA di Progresso e Civiltà dovrà affrontare seriamente, prima o dopo … pena la sua stessa esistenza.

(foto ricavata dal blog Foto(di)vagando)