In tanti ne parlano male ma alla fine se devono vincere qualcosa si contentano anche di questi voti.

Cominciano a delinearsi gli schieramenti per le prossime elezioni regionali siciliane. Qualsiasi forza politica sia essa piccola o grande sta cercando di prendere posizione all’interno del panorama elettorale. La legge elettorale non prevedendo un ballottaggio tra i migliori primi due obbliga le varie formazioni soprattutto quelle piccole ad accasarsi all’interno delle due maggiori coalizioni, mentre quest’ultime cercano di arruolare più forze possibili. E’ chiaro che ogni elezione è diversa dall’altra, ed è chiaro che di volta in volta le alleanze cambiano.  Si tratti di coerenza o meno alla fine sono i numeri che contano e quindi appare lapalissiano che se non si vuole restare fuori dalle competizioni un posizionamento bisogna trovarselo. Detto ciò bisogna anche dire che i voti sono come il denaro in una estrema razio, non puzzano. Qualcuno  di quelli delle categorie dei duri e puri, quelli che in politica non contano nulla hanno la pretesa di volere insegnare deontologia politica, senza pensare che un soggetto politico si costruisce con anni di militanza e di esperienza e non a ridosso di una competizione elettorale. Chiunque durante i periodi elettorali ha sempre cercato di avere più voti possibili per potere vincere. Persino nell’antica Roma i contendenti al posto di onorevole andavano in giro per la città cercando di accaparrarsi più voti possibili. Oggi che siamo nell’era delle ideologie quasi scadute e vivendo nel mondo della visibilità, ci si appella a questo o a quell’altro motivo per potere dire la propria su un candidato ed avere cosi un attimo di celebrità. Personalmente non ho nulla contro le ideologie. Nel secolo scorso proprio queste hanno delineato le grandi battaglie sociali contro la borghesia bigotta ed opportunista, il capitalismo bieco e cieco, il sistema dei padroni che decidevano la vita di intere famiglie. Dai primi anni del novecento fino alla fine della prima repubblica è stato tutto un fiorire di organizzazioni proletarie che nel bene e nel male hanno delineato una visione per il futuro delle generazioni che si sono susseguite. Superata la soglia degli anni duemila, qualcosa ha messo fine a tutto questo rincorrere le battaglie ideologiche ed ha schierato in campo altre formule del fare politica  che di fatto ha cambiato la rotta ben definita nel secolo scorso, navigando a vista tra le folti ed insicure nebbie. Ora, essendo finiti in questo enorme calderone, i partiti grandi e piccoli, i movimenti e chi più ne ha più ne metta, altra scelta non hanno che cercare una posizione pur di sopravvivere al nulla.

Liborio Martorana