“L’Onestà andrà di moda”.  È  lo slogan che si sente dire da parte di tutti coloro che sono dei Cinque Stelle o che sono loro vicini. È  uno slogan veritiero oppure soltanto un modo di dire?

Continua la questione delle firme ricopiate a opera dei grillini per le comunali di Palermo del 2012. Continue minacce di querela da parte dei pentastellati  nei confronti degli intervistati, nei due servizi del Le Iene.

A distanza di quattro anni dalle ultime elezioni comunali che hanno visto la raccolta delle firme da parte dei pentastellati per la presentazione della lista elettorale, viene fuori adesso, in due servizi del Le Iene, che i Cinque Stelle, per sopperire a un errore di dati di un loro concorrente, hanno dovuto ricopiare la bellezza di ben duemila firme.

Sembrerebbe tutto normale, se il fatto non fosse un reato di falso in atto pubblico, ma purtroppo per loro non è un fatto normale e neanche può rientrare in una questione di buona fede.

Ma andiamo con ordine.  Le Iene ricevono da parte di un anonimo, probabilmente qualcuno che sta all’interno del movimento e di sicuro ha il dentino avvelenato, delle copie di moduli di raccolta firme, firmati e compilati in ogni casella. Moduli che vengono portati alla visione di alcuni ex Cinque Stelle, che in quel periodo erano attivisti del movimento, che confermano il riconoscimento delle proprie firme originali e il disconoscimento di quelle ricopiate. Durante il servizio de Le Iene, a diversi firmatari non attivisti vengono fatti confrontare i moduli originali e, anche loro, dichiarano la veridicità delle firme originali, disconoscendo quelle copiate.

Tra gli attivisti figura il prof. Pintagro,  storico del movimento, che dichiara alle telecamere Mediaset di essere stato presente durante l’operazione di copiatura e di avere avvertito gli attivisti del fatto che stavano commettendo un reato penale. Dopo un po’, scatta una denuncia e Pintagro dice che le parole pronunciate alla tivù le ha ripetute ai funzionari di polizia, facendo i nomi e cognomi dei presenti alla copiatura e indicando nell’onorevole Mannino e nell’attivista Samanta Busalacchi le artefici amanuensi del fattaccio. Queste ultime, però, interpellate da Le Iene, smentiscono il tutto, minacciando querele e glissando sulle domande dell’intervistatore.

Da sottolineare che, ai tempi, venne fatta un’ indagine dalla Digos che portò all’archiviazione, come se nulla fosse successo. In tutto questo, il M5S locale si chiude a riccio, mentre gli inviati delle Iene, interpellati due esperti grafomani, ricevono la conferma della falsità delle firme ricopiate.

Adesso, visto il clamore suscitato dai servizi televisivi, la Procura di Palermo decide di riaprire l’inchiesta, con Grillo che sembra intenzionato a bloccare le comunarie palermitane, mettendo in imbarazzo i centoventi pretendenti alla lista comunale pentastellata, che potrebbe non essere presentata.

In questa vicenda vi sono diverse inconcludenze: la prima è l’indagine svolta ai tempi dalla Digos ai tempi; la seconda l’archiviazione del fatto. Quello che ci si chiede è come possa essere possibile che l’indagine si sia conclusa con un nulla di fatto, così come anche l’archiviazione. Possibile che gli investigatori e il giudice non abbiano trovato differenze tra le firme autentiche e quelle ricopiate? Non resta altro che attendere buone nuove, tenendo bene a mente la giurisprudenza che recita “la legge è uguale per tutti”.

Liborio Martorana