di Davide Damiani

 

Il mio approccio con la musica presuppone un’analisi continua e addirittura quando ascolto della musica è come se nella mia mente mi si scrivesse in partitura, cosa che talvolta mi stanca perché non riesco a non analizzare quello che ascolto. Questo approccio lo devo soprattutto agli studi di composizione, dal 1981 al 1990, prima al Conservatorio “Rossini” di Pesaro poi al “Boito” di Parma ed alle tante esperienze vissute che mi hanno convinto di quanto l’analisi sia importante per raggiungere una totale consapevolezza di quello che ascolto e di quello che eseguo.

Avevo 15 anni. Di fronte a me una tastiera di un pianoforte ed una partitura della prima sinfonia di Beethoven. Mi venne chiesto di fare un’analisi del primo movimento. Panico completo. Non avevo idea da dove incominciare.

30 anni dopo.

Durante uno dei miei pomeriggi con il compositore e pianista Roman VLAD (1919-2013), si parlava di come nasceva in lui l’ispirazione per una composizione. Lui mi disse che talvolta gli capitava di sognare delle strutture, dei motivi musicali e al risveglio di correre immediatamente a scriverli su carta da musica. Incuriosito, chiesi al maestro Vlad quanto per lui fosse importante l’analisi musicale e come lo avrebbe spiegato ad un giovane, dopo avergli raccontato la mia esperienza dei primi anni di studio in conservatorio. Iniziò così una conversazione molto appassionante della quale presi alcuni preziosi appunti. Eccoli:

 

«Io nella mia vita ho parlato tanto di musica ed ho sempre parlato in modo analitico, della sostanza della musica, cioè facendo sentire: perché quando parlo di una quinta e lo faccio sentire al pianoforte, la gente che non sa, ha l’impressione di capire. Per chi mi seguiva nelle trasmissioni televisive non ho fatto altro che analizzare, per cui l’analisi cos’è? È la modalità di prendere coscienza, il processo di rivivere la musica consapevolmente. L’analisi di per se stessa non servirebbe, ma è necessaria per arrivare a quel solco, dal quale si può spiegare l’inspiegabile, spiegare tutto ciò che può essere spiegato per sapere dove comincia l’inspiegabile. Io non sono né un critico, né un musicologo, sono solo un’amante della musica e in fondo sono un dilettante che studia moltissimo. Non importa che per godere la musica si debba sapere com’è fatta, ma per me il fatto di potere analizzarla nelle sue componenti è un arricchimento e mi dà l’impressione di goderla di più, di sentirla di più, di avere delle emozioni più profonde ed io anche quando compongo, analizzo, so sempre quello che faccio, ma scrivo anche avendo fiducia in quello che sento interiormente che come diceva Stravinskij: “Non abdicherò mai alla regola del mio orecchio”.».

Durante la conversazione, il Maestro Vlad mi spiegò che proprio questa necessità, questa analisi, questa presa di coscienza di come la musica è fatta gli ha impedito di prendere il diploma di composizione al conservatorio, ma di prendere tutti i diplomi possibili e impossibili di pianoforte anche se poi in Italia non è stato insegnante di pianoforte ma ha avuto la cattedra regolare di composizione, pur non avendo il diploma di composizione, mentre all’estero, sia in Inghilterra che negli Stati Uniti ha sempre insegnato pianoforte. In sostanza il Maestro Vlad mi disse:

 

«Quando iniziai a studiare composizione, giovanissimo, a Cernăuți, una regola del contrappunto era quella della proibizione delle quinte parallele ed io ho chiesto al mio insegnante: “Ma perché non si possono fare le quinte parallele? “ e l’insegnante rispose: ‘Ahh… perché il libro dice così!’. Io suonavo già il pianoforte e sin da bambino leggevo moltissimo la musica ed ho visto la Nona Sinfonia di Beethoven, la quale comincia al basso con MI-LA per molte battute poi RE-LA e che cosa sono queste? Sono tutte quinte vuote parallele. Allora io gliel’ho detto al maestro e lui mi dice: ‘E tu leggi questa musica? “ Si…risposi. E poi ho letto la Mazurka di Chopin, quella in cui c’è una sfilza di quinte parallele vuote. Allora chiesi a mio padre di parlare con il professore di composizione per chiedergli delle spiegazioni e il professore disse che Chopin e Beethoven avevano torto scrivendo delle quinte parallele. A quel punto dissi a mio padre che non volevo più studiare composizione con un’insegnante che dicesse che Chopin e Beethoven avessero torto.»

 

Quindi il Maestro Vlad proseguì con un’ampia analisi, partendo dalla musica monodica fino ai giorni nostri.

 

«Anche la mia concezione della storia della musica in generale, soprattutto di quella occidentale, non si può comprendere se non si procede con un sistema analitico perché la nostra musica dell’occidente si differenzia da tutte le altre musiche. La musica cinese, come la musica giapponese, la musica indiana e quella araba, nella loro struttura non sono mutate cioè presentano una cronaca ma non una storia. Mentre invece cos’è successo nella musica occidentale?

Un approccio analitico all’evoluzione storica può spiegare come la musica dell’occidente, diversamente da tutte le altre musiche, abbia avuto un divenire intrinseco che parte dalla monodia fino a quello stadio che siamo oggi.»

Si parlò anche di Giacomo Puccini e di quanto fosse esaltato da Schönberg e da Stravinskij, mentre in Italia usciva nel 1912 il libro anti-pucciniano del critico e musicologo Fausto Torrefranca.

 

«Mentre i due maggiori compositori dell’epoca esaltavano Puccini, il critico italiano più noto demoliva Puccini e questo era dovuto al fatto che il Torrefranca non analizzava, non capiva la sua arte compositiva e invece Stravinskij che capiva Puccini, diceva che in Puccini si trova quello che si trova anche nella sua musica. Ne La Bohème, c’è l’esempio delle quinte parallele nel 3. atto, quando cade la neve e che i critici tedeschi chiamano “Die Puccini-Quinten“ e per questo si scandalizzavano. Perché poi, ad un certo punto, una cadenza viene evitata, quando Rodolfo butta lo scatafascio nella stufa e dice a me la sedia e gli tirano via la sedia. In quel momento Puccini toglie la tonica. Puccini è fatto cosi. La maggior parte dei cosiddetti effetti sono realizzati con i mezzi intrinseci alla musica e non superficiali, per cui è genio. Quindi l’ideale per me, è quando la componente razionale e quella irrazionale convergono e solo l’analisi può stabilire il punto di convergenza, il punto della giustezza.».

 

A conclusione del nostro incontro, il Maestro Vlad si sedette al pianoforte e a memoria accennò l’“Addio del passato…“ dal 3. atto de La Traviata e “Sono andati? Fingevo di dormire…” dal 4. atto de La Bohème:

 

“Guardare, ascoltare e meravigliarsi…il che non significa abbandonare l’intelletto, ma anche non esserne imprigionati. “

 

L’anno seguente a quest’incontro, il Maestro Roman Vlad ci ha lasciati.

 

Con questa testimonianza, voglio fare un omaggio alla memoria del Maestro Vlad e ringraziarlo per i numerosi suggerimenti appresi durante i nostri incontri avvenuti tra il 2007 e 2012. Il nostro primo incontro avvenne nel 2006 a Celano, in Abruzzo, dove mi trovavo per la prima esecuzione assoluta di un suo brano, “Dies Irae, Invettive e invocazioni”. Un’imponente cantata per baritono, grande orchestra e coro di fanciulli. Fui molto onorato durante quel periodo nel conoscere da vicino una persona di tale cultura, intelligenza, acutezza e gentilezza con la quale posso dire di essere cresciuto, di avere imparato tantissimo ancor prima di conoscerlo di persona, in quanto non mi perdevo mai i suoi programmi televisivi degli anni Ottanta, nei quali analizzava in maniera chiarissima le sinfonie di Beethoven, presentava i concerti di Arturo Benedetti Michelangeli e parlando di musica, avvicinava ad essa intere generazioni di telespettatori. Dopo Celano, ebbi la gioia di eseguire la stessa cantata anche a Sulmona, accompagnato al pianoforte dallo stesso Maestro Vlad e l’anno successivo si eseguì nuovamente a Torino, al Festival MITO, con l’Orchestra della RAI.

Nel 2019 ci sarà il centenario della nascita del Maestro Vlad e in quell’occasione vorrei poter eseguire un ciclo di 10 Lieder su testi di Giacomo Leopardi che il Maestro scrisse per la mia voce negli ultimi anni di vita e probabilmente anche l’ultima sua composizione.  Grazie Maestro Roman Vlad.