Burattino, con tutti i suoi sinonimi, marionetta, pupo (dialettale), questo è certamente l’insulto più ricorrente, in tutte le sue declinazioni, che Giuseppe Conte ha ricevuto in questi 14 mesi da Presidente del Consiglio.
Ma non sono certamente stati gli unici insulti ricevuti: dagli strali lanciatigli da Del Rio per aver dimenticato il nome di Piersanti Mattarella durante il suo discorso d’insediamento, all’accurato esame del suo curriculum professionale con sottintese o esplicite accuse di falsità, mistificazioni ed appropriazione immeritata di titoli.

Servo di due padroni, signor nessuno, cialtrone, essere inutile ed irrilevante. Accusato di chiedere istruzioni prima di parlare, ovviamente a Salvini e Di Maio. Tutte le sue molteplici attività all’estero sono state sminuite e denigrate, anche il tentativo di fare dialogare i paesi africani o le fazioni libiche, rappresentanti di quella Libia a cui abbiamo regalato le motovedette, quella Libia che in tanti hanno sostenuto essere una nazione in grado di accogliere e gestire i ns respingimenti. È stato accusato di essere irrilevante e di averci fatto fare cattiva figura in Europa ed all’estero da chi, evidentemente, ha apprezzato le trascorse performances in inglese di Berlusconi e Renzi. Accusato di non aver fatto nulla nei primi mesi di governo, di non aver fatto subito quanto altri non avevano fatto in anni ed anni di governo.

Devoto di padre Pio, anche se non l’ho mai visto fare una dichiarazione sbandierando un santino o mettendo una statuetta, che non mancano, accanto ai microfoni di giornalisti e media.
Ma l’insulto che più mi ha colpito per la sua carica onirica e la sua ponderata valenza politica è stato “elegante come un commesso di un negozio d’abbigliamento”. Meravigliosa attribuzione di gravi colpe contro il popolo e la classe operaia, esternazione di una solida cultura borghese intimamente convinta di essere “rivoluzionaria”.

Errori Conte ne avrà fatti mentre ha tentato di mediare, come da mandato ricevuto dal Presidente della Repubblica, tra forze diverse, per fortuna diverse, pervenute al governo del paese stante la chiusura del PD. Errori politici che non dipendono dall’essere pro o contro, che non voglio valutare adesso.

Adesso, quando ancora non si sa dove andremo, voglio ringraziare Giuseppe Conte per aver portato in politica qualcosa che la maggior parte di noi italiani e dei ns politici ha da tempo dimenticato: l’educazione.
Non ho mai sentito Conte insultare nessuno, anche quando ha contestato Salvini tutte le nefandezze e le cialtronerie commesse lo ha fatto con garbo e sobrietà, senza insulti cosi come non ha mai reagito in modo scomposto agli insulti ricevuti.
Grazie Presidente Conte.

Ivo Degasperi