Il risultato era scontato e già da tempo se ne parlava. Il nuovo governatore della Sicilia è il candidato di centro destra Nello Musumeci. Una vittoria che cambia tutto oppure una vittoria per non cambiare niente? Di certo, una vittoria che di fatto sancisce l’espressione seppur ridotta nel numero dei votanti, il volere popolare, mentre e soprattutto, quella delle astensioni mette in evidenza una disaffezione alla mala gestione della politica.
Il centro destra ritorna in campo tutto unito come non mai, a parte l’Angelino Alfano schieratosi a fianco del pd a sostegno della lista Micari, il centro destra fa vedere nei fatti che quando c’è compattezza ed unione non c’è ne per nessuno. Certamente hanno una maggioranza molto risicata che mi ricorda uno dei governi Prodi dove al senato aveva una maggioranza risicata e dove al primo inghippo cadde rovinosamente per colpa di tale Bertinotti. Dicevamo maggioranza risicata con impresentabili e figli d’arte. Impresentabili che il neo presidente poteva benissimo escludere, ma se li escludeva probabilmente non avrebbe potuto sedersi sullo scranno più alto di palazzo D’Orleans. Di questi figli d’arte in particolare, possiamo prendere l’esempio del figlio dell’ex piddino ora transitato in Forza Italia Francantonio Genovese, reo di avere avuto le mani in pasta nella formazione mangia soldi e messo alla porta dal governatore uscente Rosario Crocetta. Figli d’arte che portano un numero di voti non indifferenti e racimolati a margine della sua giovane età ereditati dal padre. Comunque a parte questa storia di enfant prodige della politica, Il neo comandante dell’assemblea regionale siciliana non creda di avere la strada in discesa a meno che non conceda ciò che gli verrà richiesto in termini di incarichi e poltrone ed azioni che possono portare il governo dell’isola con le spalle al muro. Cosa molto difficile dovere rinunciare a bonus e prebende, anche perché ogni eletto nell’arco di cinque anni si intascherà la bellezza di oltre seicento mila euro alle spalle nostre e soprattutto alla faccia degli elettori. Voto sei ma solo perché hanno vinto
Il movimento cinque stelle mostra tutto il suo non volere governare, perché una cosa è assumersi responsabilità di governo, ed in un’isola come quella sicula non mi pare che sia cosa semplice, altra cosa è lo stare a fare facile opposizione, dove basta gridare slogan per risvegliare la pancia di un elettorato grande nei numeri ma piccolo nel rapporto con la politica vera, quella del metterci la faccia in primo piano. Si certo numericamente sono il primo partito della Sicilia, ma solo stimolando il senso di vendetta dell’elettorato hanno potuto avere voti di pezzi di società da mal di pancia. Infatti l’elettorato del M5S, oltre a ripetere come un mantra le parole d’ordine espresse da qualche hater che li fa sentire eroi, attori e protagonisti di una stagione di cambiamento che tarda a venire, pur di sentirsi a posto con i propri ipotetici fallimenti sociali, politici e quant’altro, mettono in moto un meccanismo da acchiappa voti enorme. Sono il primo partito ma non avranno la poltrona di presidente come non avranno una maggioranza che li inchioda alle responsabilità e se vorranno fare passare qualche proposta è chiaro che si dovranno alleare con qualcuno, magari alla bouvette dell’assemblea regionale siciliana, dove è risaputo che non si mangia male e si paga poco. Ormai la gente li vota e fa proprie queste parole di vendetta, contentandosi di vivere nella precarietà assoluta, ingoiando la rabbia degli slogan pretestuosi ed aspettando un cambiamento che tarda ad arrivare e che per altri cinque anni non ci sarà. (ps insegnate ai vostri elettori come si vota). Voto 5
Le poche e deboli liste che hanno appoggiato il rettore dell’università Fabrizio Micari non hanno superato la forca caudina dello sbarramento del 5%. Fa la parte del leone ma in modo relativo il partito democratico, il quale fresco di accordi di larghe intese con Berlusconi ed il centro destra, malgrado i suoi dodici deputati conquistati, si busca una sonora sconfitta che mette i dirigenti regionali del partito e quelli nazionali responsabili di questa deblache clamorosa, nella posizione di coloro che dovrebbero fare le valige e togliersi dalle scatole. Un partito come il PD che ha appoggiato il governo uscente per risolvere i problemi dei cittadini siciliani. Nel merito non ha portato cambiamenti visibili. Ed è inutile che qualcuno cerchi di addossare la colpa della disfatta alla non candidatura del Presidente del senato Grasso, oppure alla formazione di Claudio Fava. Sono scuse che non valgono una beata cippa lippa e che servono ad auto assolversi sapendo benissimo che politicamente in Sicilia, per i bisogni della gente, hanno clamorosamente fallito. Adesso si riuniranno, faranno un esame della sconfitta e cercheranno un capo espiatorio per salvarsi il fondoschiena e tirare a campare fottendosene della gente che ha grossi problemi per vivere. Voto 4
Lista cento passi. Può essere definirla di estrema sinistra? Certamente no e la certezza la possiamo avere guardando gli aderenti a questa lista. Ormai di estrema sinistra si può benissimo dire che non c’è più nessuna organizzazione, anche se malgrado le varie scissioni che avvengono di continuo in questa area a questo turno si sono ritrovati uniti con gli ex PD di Bersani e D’Alema. Riescono a portare un solo candidato all’ARS, Claudio Fava, ma che è un po’ pochino visto l’occasione di rientrare in gioco dopo tanti anni di nulla. Voto 6
Siciliani liberi. Anche la lista autonomista non supera lo sbarramento attestandosi allo 0,7% rimandando l’appuntamento ad una prossima elezione. Malgrado questa lista susciti curiosità al momento del voto resta sempre al palo. Bisogna di più incisiva visibilità. Voto 4 ma solo per la buona volontà e l’impegno profuso.

Risultati definitivi
MUSUMECI Centrodestra 36 SEGGI 39,8 %
CANCELLERI Mov. 5 Stelle 20 SEGGI 34,7 %
MICARI Centrosinistra 13 SEGGI 18,7 %
FAVA Sinistra 1 SEGGIO 6,1 %
LA ROSA Indipendentisti – SEGGI 0,7 %

Liborio Martorana
(foto tratta da it.wichipedia.org)