di Liborio Martorana                                                                                  07/05/2020                          Ieri a Palermo è stata vandalizzata all’invero simile la scuola Sperone-Pertini  nell’omonimo quartiere. E’ stato il colpo di una banda ben organizzata che aveva come scopo oltre che al furto di materiale scolastico come computer, tablet e Lim, quello di mettere a soqquadro e distruggere le aule. Addirittura, dice la preside professoressa Antonella Di Bartolo, i ladri sono entrati rompendo una finestra ed utilizzando un piede di porco per scardinare le porte blindate. Ci si chiede da più parti il perché una scuola venga assaltata e depredata di tutto. Una scuola come la Soperone-Pertini che da diversi anni ha cercato di fare emergere il quartiere dello Sperone dall’oblio in cui negli anni era precipitato. Un quartiere, come si dice da qualche parte, “scelto e selezionato”, ma che con la fatica e l’impegno di tutta la scuola cercava di elevarsi a quartiere di sana periferia.

Queste incursioni fatte anche alla scuola Falcone dello Zen mettono sul chi va là tutti quegli operatori che della legalità ne hanno fatto una bandiera. E fa enorme piacere sentire le parole degli operatori che non sono di mesta rassegnazione ma, al contrario, di risposta positiva verso questi attacchi. In poche parole tutto il personale si è reso disponibile a rimboccarsi le maniche per aggiustare quello che possono della scuola.

La scuola Sperone-Pertini era diventata fiore all’occhiello per le attività legate alla formazione di una coscienza e cultura dell’antimafia. Personalmente ho avuto a che fare con questo istituto durante i percorsi di sensibilità alla cultura della legalità legata ad un progetto che vedeva gli alunni partecipare ad incontri con testimoni di giustizia o familiari di vittime di mafia. Ed è stato durante questi percorsi che ho potuto stranirmi di come un luogo comune potesse essere diventato un vero e valido presidio di legalità, con dei docenti attenti e preparati e degli alunni attentissimi.

Forse queste attività svolte alla luce del sole hanno dato fastidio e quindi bisognava punire il pensiero che all’interno si coltiva distruggendo il plesso scolastico. Forse è stata opera di balordi altamente arraggiati che vedono nella scuola il punto più facile per attaccare lo Stato. Balordi facente parte di quella Palermo che porta all’interno del proprio DNA l’avversione al potere costituito.

Noi attualmente non sappiamo né i motivi e neanche i perché vengono assaltate le scuole di frontiera. Di una cosa siamo certi, l’istituzione della scuola pare che non piaccia alle organizzazioni criminali, la quale, come faceva Don Pino Puglisi, gli toglieva mano d’opera per le loro attività delinquenziali. E mentre ieri all’interno della scuola poteva esserci un senso di tristezza e di sconfitta, oggi si respira una nuova aria, quella del reagire a questi atti bellici.

(fonte immagine:web)