di giandiego marigo                                                                                     04/06/2020

Sembra un lungo cunicolo, chi scrive è , sinceramente stanco di parlare e sentir dire di COVID, di serrate più o meno giustificabili, di propagazione di contagio. Parliamo d’altro! Non che la tematica che affronteremo possa indurci all’ottimismo, anzi, ma il discostasi dalle tematiche di moda, fa parte della natura fondamentale dello scrivere.

ISPRA (Centro studi del Ministero dell’Ambiente.) ha illustrato un studio,di fronte al premier Conte, al ministro dell’ambiente S. Costa e al presidente del parlamento Europeo D. Sassoli in cui si dimostra come L’Italia sia , in Europa, il paese in cui la temperatura sale di più: con un aumento di +0.38° negli ultimi dieci anni. Con il particolare aumento della temperatura marina di , addirittura, +1,08°.

Questo avviene nonostante la riduzione del 5,5% nell’emissione di gas serra, legata al lunga chiusura a causa del COVID.

Il bacino della Pianura Padana resta uno dei punti più inquinati d’Europa, tristissimo primato, per la locomotiva d’Italia, decisamente in crisi d’identità anche a causa delle sue ultime vicende sanitarie. Il valore limite del PM10 è stato superato nel 21% delle stazioni di controllo, mentre il PM2.5 resta nei limiti.

Per contro aumenta del 6% il superamento dei limiti dei valori dell’inquinamento elettromagnetico fra 2018 e 2019 (in assenza, ancora, delle emissioni del 5G) e non a caso l’aumento maggiore (+4%) è legato alle emissioni SRB (stazioni radio base) della telefonia mobile.

Il consumo del suolo è avanzato in Italia al ritmo di 2 metri quadri al secondo fra il 2017 e il 2018, cementificando o asfaltando 23.000 km2, nonostante il fermo legato alla serrata forzata. Nel 2018 è stato sottratto e cementificato il 2% delle aree protette Il territorio italiano è fortemente esposto al dissesto idrogeologico. La popolazione a rischio frane che risiede in aree a “pericolosità elevata e molto elevata” ammonta a 1.281.970 abitanti, pari al 2,2% del totale.

L’unico dato davvero edificante ci arriva dal trattamento dei rifiuti e dal riciclo dove l’Italia è fra i primi quattro in Europa.

Mi scuso per l’abbondanza di numeri, un modo di porre le questioni che non mi è solito, ma ogni tanto vale la pena di “dare i numeri”. Varrebbe anche la pena di riflettere sul nostro modello di sviluppo.

Gli ottimisti ad oltranza avevano lungamente ed insistentemente perorato la possibilità che dopo la “fermata” del COVID potessimo uscirne migliori, dopo aver toccato con mano e visto con gli occhi i benefici effetti secondari sull’ambiente che il blocco aveva causato. Le avvisaglie della Fase 2 e 3, non ci inducono ad alcun ottimismo. L’impressione è, anzi, che la compulsione al consumo ed alla distruzione sia aumentata dopo la sospensione come se l’umanità intera attendesse solo il momento per ricominciare a rovinare metodicamente ogni angolo del mondo.

In particolare l’Italia che tristemente si scalda, minacciata dalla desertificazione a Sud dall’inquinamento a Nord e dall’aumento del livello delle acque dei suoi mari. Un paese che non riesce a disciplinare sé stesso, se non con metodi stupidamente ed inutilmente repressivi … ma non impara mai! Dove le parole sovrabbondano ed i fatti concreti latitano.

Dove non si riesce a privilegiare l’appartenenza ad un ambiente, ancora meraviglioso (per ora) rispetto alla voracità senza scrupoli dei “Trangugia & Divora” del “Massimo profitto” senza controlli e senza freni etici e morali, ponendo un freno doveroso ed urgente ai cementificatori senza ritegno e rispetto, ai costruttori compulsivi di grandi opere senza senso e reale utilità. Dove non si riesce a premettere il necessario ed indispensabile all’inutile ma fortemente remunerativo per i soliti di sempre.

Un paese dove gli interessi degli amici e degli amici degli amici contano molto di più dell’ambiente, dove una classe politica di incompetenti si distingue per i suoi limiti ed errori piuttosto che per i suoi successi. Un paese che non ha compreso quanto il danno ambientale sia la strada della sua stessa distruzione e quanto esso sia connesso,in realtà, con la parabola discendente che distingue il suo recente passato ed ipoteca il suo prossimo futuro.

Decrescere per crescere! Una contraddizione solo apparente, cambiare indirizzo e sistema. Lasciare, finalmente il necessario e dovuto spazio alla compatibilità, alla sostenibilità, al rispetto ambientale. Anche quando questo implichi scelte coraggiose e difficili. Un percorso che non riguarda solo superficialmente la politica, ma che investe la nostra vita, i nostri modi, le nostre abitudini e vizi. Il nostro “Sistema” che sino ad oggi abbiamo delegato e regalato ad un ristretto 1% votato unicamente al proprio personale profitto. Dove non basteranno, come fatto sino ad oggi, un paio di aggiustamenti formali e non di sostanza, ma dove occorre il coraggio d’una visione differente. Di una scelta radicale di appartenenza. Ammesso che si faccia abbastanza in fretta … tempo ne è rimasto davvero poco (forse).

 

(fonte immagine: PH  BRUSA)