di Giandiego Marigo

Io ci vivo, nella neo città fantasma Made in Italy. In un giorno dalla mattina alla sera; dalla comunicazione del primo caso italiano conclamato di coronavirus sino alla sera di questo stesso primissimo giorno è successo tutto ed una cittadina attiva (per quanto leggermente leghista) si è trasformata in un sito fantasma, praticamente deserto. Poche ore per trovarsi da una provinciale normalità in un film apocalittico di fantascienza.

C’è quasi da ridere ed alcuni aspetti di questa “Paranoia” dilagante sono grotteschi, lasciatelo dire ad uno che ci sta in mezzo.

Sin dalla mattina della primissima notizia i negozi hanno chiuso, gradualmente, tutti i supermercati alimentari compresi (nonostante l’ordinanza del sindaco garantisca i generi di prima necessità e gli alimentari) in realtà non esiste la possibilità di comprare alcunché a Codogno e dintorni.

Se considerate che non si era affatto preparati alla cosa , potete immaginare come le case siano rimaste sguarnite di generi di prima necessità. Banalmente cibo per i gatti ed i cani, ma anche per i padroni umani, latte per i neonati e pannolini.

L’effetto di questo “terrore”? I codognesi sono migrati, sono andati a fare l’indispensabile spesa (a volte, anzi spesso, anche la compulsiva scorta) nei super-marcati dei paesi limitrofi … non quelli immediatamente vicini che sono ugualmente chiusi, ma quelli appena un poco più distanti portando con sé … guarda guarda, l’eventuale contagio.

Si vedono cose anche grottesche, persone in auto, in movimento su strada, completamente sole che guidano con la mascherina in un’immagine di assoluta assurdità.

Basta osare e fare un giro in città per trovare solamente cronisti, con macchina fotografica e telecamera intenti a riprendere il nulla. Ho visto personalmente dirette con lunghissime inquadrature del “Bar Centrale” a saracinesche chiuse, preso come emblematico, ma che è chiuso da tempo, da molto prima della cosiddetta Pandemia.

Nessuno qui vuole contrastare le necessarie cautele, per carità, ma evitare il grottesco e la paranoia forse si dovrebbe.

Vi terrò aggiornati, narrandovi questa triste storia di una città di untori? Non lo so, forse … dipenderà da quanto folli, inutili e pazzeschi diverranno i provvedimenti intrapresi.

Nel frattempo, come tutti, mi sono recato nella vicina Pizzighettone (CR) per effettuare gli acquisti indispensabili alla sopravvivenza, che sicuramente , allo stato, il circondario di Codogno non offre ed ancor meno, nonostante le dichiarazione di sindaci ed assessori regionali, garantisce.

Mentre l’ordinanza del sindaco che invita i codognesi a non andare a lavorare e a non muoversi da casa, supportato dal blocco delle stazioni ferroviarie, delle scuole edegli uffici pubblici, viene amplissimamente disattesa con auto private, soprattutto da serissimi professionisti che non hanno intenzione alcuna di fermarsi.

L’ospedale ed il suo pronto soccorso sono bloccati … e a Lodi si formano file interminabili di ambulanze ad intasare il pronto soccorso … come olio l’eventuale contagio, per altro sconosciuto nei suoi termini reali, sfugge fra le dita della morsa, non troppo efficiente, del sistema. Cosa ci riserva il futuro …ci elimineranno fisicamente per cautela?

Le poste sono chiuse … e molti, e sono davvero tanti, che ritirano la pensione sui libretti di risparmio o in contanti alla cassa sono terrorizzati all’idea di non potere ritirare la pensione. Mentre le voci più disparate dilagano dal “Cordone sanitario” sino alla mobilitazione dell’esercito … gli unici mezzi che circolano costantemente sulla circonvallazione di solito intasata ad ogni ora sembrano essere le autoambulanze, che però no si fermano a Codogno e pochissime auto.

Qui dalla città fantasma, gli untori d’Italia vi salutano, a presto … se sopravviviamo.

 

(Fonte immagine: web