Si parla in continuazione di fuga di cervelli e di imprenditori italiani che scelgono l’estero per mettere radici. Bisognerebbe che i nostri politici si interrogassero sulle reali motivazioni di queste fughe; motivazioni che non fanno solo parte della tassazione, della mancanza di lavoro giovanile o della mancanza di infrastrutture, di strade, ferrovie, porti, aeroporti e formazione professionale.

No, c’è un’altra questione che porta un imprenditore a tentare la carta dell’espatrio. È una questione che si chiama voglia e bisogno di sviluppo di un sistema lavorativo che purtroppo qui, in Sicilia, non può funzionare, se si vuole operare in modo onesto e fuori da certe logiche di imprenditoria fasulla e delinquenziale.

Vi ricordate di Alessandro Marsicano? Si, proprio quello che fa il pasticciere a Palermo, nei pressi dell’Università. Uno dei più caparbi pasticcieri palermitani, con una esperienza derivante da cinquant’anni di attività familiare. Uno che sforna dolci dalla mattina alla sera, assieme alle quindici maestranze che lavorano con lui e che si distinguono per i modi gentili e professionali; un imprenditore che dà da vivere a quindici famiglie e che, malgrado le avversità, crea economia. Ma di Alessandro Marsicano bisogna ricordarsi anche per certi fattori delinquenziali, dai quali ha dovuto difendersi nella stessa città in cui è nato e dove opera come lavoratore e imprenditore.

Alessandro Marsicano per diversi anni ha dovuto subire le angherie dei mafiosi del quartiere Santa Rosalia, una sorta di enclave con una densità abitativa molto alta e un’incidenza mafiosa che ricade sotto l’egida del mandamento di Portanuova, uno dei più agguerriti nella raccolta delle estorsioni. Alessandro ha trascorso diversi anni a subire tutte quelle vessazioni che andavano dall’esborso economico del pizzo fino all’elargizione di beni di consumo e all’assunzione di personale imposto dalla criminalità organizzata locale.  Ha subito quanto di più lordo e gretto ci possa essere in queste situazioni,   azioni che ne hanno minato la tranquillità, fino al punto di non ritorno.

A tutto c’è, infatti, un limite e questo è arrivato nel momento in cui ha visto la sua famiglia realmente in pericolo. L’imprenditore ha, quindi, preso il coraggio a due mani, presentandosi ai carabinieri e denunciando tutti gli anni in cui, con una sopportazione unica, ha dovuto abbassare il capo.

In questo suo lungo e travagliato cammino incontra Addiopizzo, però con esito per nulla costruttivo. Nonostante tutto, continua nell’azione intrapresa, continuando a subire di tutto e di più. Una delle tante conseguenze? Essere costretto a camminare con una tutela, una scorta formata da due agenti che lo segue in tutti i suoi movimenti condizionandone gli spostamenti.

Oggi, se deve fare un resoconto delle sue vicissitudini, Alessandro Marsicano può lamentarsi a diritto dell’abbandono da parte di quello Stato che lui ha voluto difendere, denunciandone i nemici mafiosi e disdicendo un sistema di antimafia di facciata che, in lungo e in largo, preferisce la visibilità mediatica alla difesa di una imprenditoria sana.

Ma Alessandro Marsicano, malgrado le avversità e il calo di lavoro subito quasi in modo fisiologico dopo le denunce fatte,  continua nel suo lavoro. Anzi, come si direbbe in una partita a poker, rilancia e decide di esportare la sua professione all’estero, per la precisione a Londra, in quella metropoli che dovrebbe essere asettica alle infiltrazioni di cosa nostra e che dà possibilità di lavoro a chiunque voglia mettersi in gioco e diventare un piccolo protagonista nel mondo del lavoro londinese.

Si chiama, infatti, SICILYAMO, la sua nuova gelateria aperta in Tottenam Court Road 187, una strada importante nel cuore di Londra, e assieme ai suoi otto dipendenti tenta questa nuova avventura, esportando imprenditoria, maestria, cultura e dolcezza sicula.  Naturale e dovuto augurare a lui e alla sua famiglia un buon lavoro e anche un po’ di serenità. Perché è di questa che hanno bisogno.

Liborio Martorana