Strana e poco nota la vicenda della diaspora che ha portato migliaia di nativi delle isole Filippine in tutto il mondo per raggiungere luoghi ostili e compiere il salto verso Europa e America, spesso con il desiderio del ritorno a casa. Il più delle volte l’avanguardia di questo movimento di popolo è costituito dall’utilizzo di personale tecnico qualificato presso giacimenti, depositi e strutture di trasporto del petrolio negli stati della penisola arabica, in particolare nel Bahrein; al seguito si è verificato il trasferimento anche di pezzi di popolazione filippina di supporto logistico ai primi.

In questi stati, di professione religiosa strettamente musulmana, i filippini, cattolici, finiscono per costituire delle comunità separate dal resto della popolazione e chiuse in sé stesse, in attesa di poter raggiungere luoghi più ospitali, soprattutto in America.

Mia Alvar, scrittrice filippina, ha compiuto questo percorso da Manila al Bahrein e, infine, a New York, dove vive e, nella raccolta di racconti “Famiglie ombra”, riesce ad abbracciare in un solo sguardo i bassifondi di Manila e la storia delle Filippine alla caduta del dittatore Marcos, la vita dura e isolata di chi lavora in Medio Oriente per guadagnare il gruzzolo ambito per fare un salto di qualità, l’America con i suoi fasti e il suo tragico 11 settembre.

Molto vario è il registro narrativo che Mia Alvar utilizza in ciascun racconto, con grande utilizzo della narrazione in prima persona o di una voce narrante facente parte del gruppo di personaggi che racconta le vicende da spettatore esterno.

“Famiglie ombra” apre uno squarcio sull’identità di un popolo immergendosi in profondità nella vita dei personaggi narrati.

 

Fabrizio Vasile

fonte immagine: web